Philipp Neri und das Oratorium. Die Attraktivität seiner Botschaft

La Procura Generale si felicita con P. Paul Bernhard Wodrazka per la nuova pubblicazione da lui curata: Philipp Neri und das Oratorium. Die Attraktivität seiner Botschaft. Mit ausgewählten Quellen oratorianischen Lebens. Herausgegeben von Paul Bernhard Wodrazka C.O. Nova & vetera Bonn 2012, ISBN 978-3-936741-29-2; € 32.

In occasione di questa nuova pubblicazione il P. Procuratore Generale ha espresso a p. Wodrazka, dell’Oratorio di Vienna, gratitudine profonda e convinta per la dedizione che egli testimonia nell’ambito degli studi e nell’impegno editoriale con cui diffonde, in area linguistica tedesca, il ricco patrimonio di spiritualità e di cultura lasciato in eredità da san Filippo Neri. Oltre ad un volume sul beato John Henry Newman (2009), padre Wodrazka ha curato, infatti, per il trentesimo anniversario di fondazione della Congregazione viennese, una pubblicazione (2008) che raccoglie diversi contributi sulla figura di san Filippo Neri e dei suoi principali discepoli; e, in collaborazione con la dr.ssa Ulrike Wich-Alda, l’edizione (2011) degli “Scritti e Massime” del santo: preziosa pubblicazione che riproduce, a seguito di attenta revisione filologica, questi testi, affiancati da traduzione in tedesco, introdotti da puntuali annotazioni ed accresciuti di numero rispetto alla edizione curata nel 1994 da p. Antonio Cistellini

Il presente volume – che reca la Presentazione del Cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo e la Prefazione di P. Edoardo Aldo Cerrato, Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio – mette a disposizione dei lettori di lingua tedesca, insieme a nuovi contributi su figure insigni dell’Oratorio, preziose fonti originali oratoriane (con traduzione a fronte), tra cui gli “Instituta” del 1612.

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A chi legge

Questa nuova pubblicazione intende presentare San Filippo Neri e il suo Oratorio ad un grande pubblico. Parecchi studiosi esperti, provenienti da vari paesi, si sono orientati lungo il filo rosso dei documenti originali alla ricerca della vita e dell’operato di quel Santo così amabile di cui Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) aveva fatto „la scoperta“ nel suo Viaggio in Italia. Il messaggio del Santo della gioia e quello della sua fondazione, l’Oratorio, ancora oggi presentano interessanti prospettive per la vita e l’azione apostolica, e questo non solo per la fede cristiana nella sua espressione occidentale: anzi, molte sono le possibilità di attingerci proprio nel continente asiatico. Gli indizi ci sono nelle nuove fondazioni in piena espansione, come per esempio quella delle Suore di S. Filippo a Kerala in India, ed essi offrono una valida testimonianza della forza inerente a questa via spirituale. È vero che le comunità oratoriane spesso non sono grandi rispetto al numero dei membri, però  quel che vince è il modello esemplare del fondatore e la quantità di preti oratoriani santi o beati. Il lettore interessato troverà qui presentata una scelta significativa tra gli allievi più importanti del Santo. Sono particolarmente felice che vi figuri anche l’oratoriano Joseph Vaz, proveniente da Goa, accanto a personalità così eccelse come il beato cardinale John Henry Newman o il padre della storiografia ecclesiastica moderna, il cardinale Cesare Baronio.

Dalla fine del Seicento la chiesa dell’arcidiocesi di Colombo ha forti legami con l’oratorio di S. Filippo Neri. Nel 1686 infatti l’oratoriano Joseph Vaz (1651-1711), assunto tra i beati nel 1995 dal beato Giovanni Paolo II, venne nel Ceylon, camuffato da kuli (bracciante), per annunciare di nuovo la fede. I preti cattolici, se catturati, rischiavano la pena capitale da quando gli olandesi, di confessione calvinista, avevano cacciato i portoghesi dall’isola in una guerra durata vent’anni (1638-1658). Solo la chiesa neerlandese riformata aveva il diritto di esercitare la missione. „Il più grande missionario cristiano che l’Asia abbia mai avuto“ – così Padre Joseph Vaz venne chiamato da Giovanni Paolo II nell’omelia durante la cerimonia di beatificazione – fu il primo in una serie di padri oratoriani provvenienti dal Goa inizialmente perseguitati, però in seguito tollerati dai funzionari della Compagnia dell’India Orientale. Per farsi riconoscere come cattolico egli portò un rosario intorno al collo e in questa maniera riuscì col tempo a prendere contatto con i cattolici rimasti sparsi nell’isola. Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella citata omelia insiste: „Cosa ha mosso Padre Joseph Vaz a venire in Sri Lanka? … Rispondendo alla chiamata dello Spirito Santo, egli ha lasciato la sua terra per venire in questo Paese dove la Chiesa non aveva avuto preti per oltre tre decenni. Egli venne qui in assoluta povertà e visse come un mendicante, guidato da un ardente desiderio di condurre la gente a Cristo … Come un vero discepolo di Gesù, egli sopportò innumerevoli sofferenze con gioia e fiducia, sapendo che in quelle sofferenze anche i disegni di Dio venivano compiuti. La sua eroica carità … gli fece guadagnare il rispetto di tutti.” (Papa Giovanni Paolo II: Omelia per la Beatificazione di Padre Joseph Vaz a Colombo, 21. gennaio 1995) Fino al giorno d’oggi senza soluzione di continuità è vivissima la venerazione per P. Joseph Vaz, secondo fondatore della chiesa in Sri Lanka. 

Per parecchi anni ho avuto il privilegio di servire in due diversi dicasteri la chiesa di Roma, città Eterna, di cui San Filippo Neri è considerato il secondo patrono. Mi è cara fino al giorno d’oggi la memoria della sua chiesa, S. Maria in Vallicella, dedicata alla Beata Vergine e al santo pontefice Gregorio Magno.  La penso volentieri, con lo scrigno di San Filippo, meta di tante persone che ogni giorno vi si recano per pregare. Nella omelia tenuta nel giorno del Santo, il 26 maggio 1979, papa Giovanni Paolo II ricordò che Filippo Neri visse in un periodo inquieto, bisognoso di orientamento e sostegno e di ciò il Santo si fece carico in maniera esemplare: „San Filippo, uomo di profonda fede e sacerdote fervoroso, geniale e lungimirante, dotato anche di speciali carismi, seppe mantenere indenne il deposito della verità ricevuto e lo tramandò integro e puro, vivendolo interamente e annunziandolo senza compromessi. Per questo motivo il suo messaggio è sempre attuale e noi dobbiamo ascoltarlo e seguire il suo esempio”.

Sono sicuro che San Filippo Neri anche oggi vuole condurre molti uomini a Dio, e anche nel contesto asiatico si potrebbero verificare tante possibilità. Abbiamo bisogno di santi come Lui, riformatori della chiesa per la loro pietà e il loro esempio umile e altruista. Egli stesso intercederà con forza per  I suoi seguaci.

„Beato Filippo, aiutatemi a preparare la casa; accosto il mio petto gelido al vostro, bruciante d’amore, di Spirito Santo. ‚Fac ut ardeat cor meum‘“, così pregava il giovane suddiacono Angelo Roncalli davanti alla tomba del Santo, dopo aver assistito alla messa solenne della festa di San Filippo (Papa Giovanni XXIII: Il giornale dell‘anima, Roma 1964, p. 147). Durante gli anni degli studi egli fu membro dell’Oratorio Secolare romano. Il giorno prima di entrare nel conclave, dal quale sarebbe uscito pontefice, il cardinale Roncalli era venuto a far visita al santo, che più gli era familiare. E il 26 maggio 1960 Giovanni XXIII venne a sorpresa alla Chiesa Nuova per pregarvi nel giorno del Santo – a distanza di novant’anni dall’ultima visita di un pontefice, effettuata da Pio IX  prima degli avvenimenti storici del 1870. Papa Roncalli era rimasto fedele a quel che tanto tempo prima aveva notato nel diario: „San Filippo sento di amarlo in particular modo, ed a lui mi raccomando con gran confidenza“ (Papa Giovanni XXIII: Il giornale dell‘anima, Roma 1964, p. 146f.).

Una vecchia preghiera liturgica, adoperata anche frequentemente da San Filippo Neri, può sostenere anche noi con forza nel riconoscere e mettere in pratica la nostra missione nel giorno d’oggi. La vorrei raccomandare a noi tutti nella sua versione latina: „Deus, cui omne cor patet, et omnis voluntas loquitur, et quem nullum latet secretum: purifica per infusionem Sancti Spiritus cogitationes cordis nostri, ut te perfecte diligere et digne laudare mereamur. Amen“ (Missale Romanum [1962], Missa ad postulandam gratiam Spiritus Sanctus, Oratio).

Auguro a tutti di avvicinarsi sempre di più, mediante la lettura di questo libro, alla figura del grande Santo Romano, che tanto affascinò Angelo Roncalli, il beato Giovanni XXIII, come prima di lui il suo predecessore Pio XII. Possa questa pubblicazione portare ad un approfondimento oppure, ove fosse l’opportunità, ad una riscoperta  della vita oratoriana!

Colombo, il 16 gennaio 2012, festa del beato Joseph Vaz
+ Cardinale Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don
Arcivescovo di Colombo
(Traduzione: Elisabeth Garms, Vienna)

 Prefazione

Questa nuova pubblicazione mette a disposizione, sulla personalità e sull’opera del Fondatore dell’Oratorio, una serie di contributi che costituiscono, per così dire, un commento ai documenti di natura storica ed anche liturgica che il volume opportunamente riproduce.

Quanto sia necessaria, al di fuori della cerchia di coloro che si dedicano a specifici studi, una più esatta conoscenza di san Filippo Neri e dell’opera da lui svolta attaverso l’Oratorio e la Congregazione che dall’Oratorio prende nome, è testimoniato dalla frequente divulgazione di presentazioni riduttive, talora persino superficiali, della figura dell’Apostolo di Roma.

Sia benvenuta, dunque, questa pubblicazione che, insieme a quella del 2008, contribuisce a fare luce su colui che il beato Giovanni Paolo II presentò, nel Messaggio al Congresso Generale Oratoriano del 2000, come l’iniziatore di un «movimento spirituale» il cui intento è quello «rispondere fedelmente alla missione di sempre: condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo “Via, Verità e Vita”, realmente presente nella Chiesa e “contemporaneo” di ogni uomo».

La figura di Filippo Neri, vissuto nella fervida ed impegnativa età che seguì al Concilio di Trento, presenta infatti caratteristiche che meritano di essere adeguatamente conosciute.

Giunto a Roma, giovane laico, quando le prime determinanti iniziative di riforma intraprese in capite dal nuovo Pontefice Paolo III – la creazione della “Commissione cardinalizia” nel 1535, il «Consilium de emendanda Ecclesia» nel 1537 –, ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1551 ed iniziò il suo apostolato nel tempo in cui il Concilio riapriva i suoi lavori; nel 1564, quando il Concilio era appena terminato, iniziarono i passi di quella comunità di preti secolari che sarà riconosciuta, nel 1575 – il primo Anno Santo del periodo post-tridentino – come la Congregazione dell’Oratorio.

Erano i tempi in cui l’impegno per la salvezza delle anime, movente di tutta l’azione apostolica e pastorale della Chiesa, tornava a risplendere di nuova luce e nei quali, come afferma H. Jedin, «occorreva trovare delle guide e dei medici di anime per il popolo cattolico».

Padre Filippo fu tale, ed esercitò il suo ministero sacerdotale attraverso un apostolato animato dal più puro affetto per l’uomo concreto, incontrato nella realtà, non vagheggiato alla luce di principi che possono diventare ideologia. «Fu autentico “maestro di anime”– scrisse G. Carriquiry –  non in senso intimistico, ma nel dono che abbraccia tutta la persona, con le sue circostanze, fin nella profondità del suo essere», fedele ad una impostazione che è bene sintetizzata dal Braudrillart: «Lo spirito filippino consiste nel mettere a proprio agio, nel non costringere, nel lasciare che ciascuno – nei limiti del permesso – manifesti l’originalità del suo pensiero e del suo carattere, nel compiacersi tanto nella diversità che nell’unità, nel rispettare l’originalità delle anime».

L’incontro con Gesù Cristo vissuto e proposto da San Filippo Neriin modo originale ecoinvolgente «porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell’animo quella “gioia cristiana” che costituisce il “centuplo” donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria esistenza» affermava Giovanni Paolo II tracciando, nel Messaggio citato, i lineamenti fondamentali della “eredità” di Filippo.«Favorire un personale incontro con Cristo – continuava il Pontefice – rappresenta il fondamentale “metodo missionario” dell’Oratorio, che consiste nel “parlare al cuore” degli uomini per condurli a fare un’esperienza del Maestro divino, capace di trasformare la vita. Ciò si ottiene soprattutto testimoniando la bellezza di un simile incontro, da cui il vivere riceve senso pieno. E’ necessario proporre ai “lontani” non un annuncio teorico, ma la possibilità di un’esistenza realmente rinnovata e perciò colma di gioia».

Filippo Neri merita di essere conosciuto così, perché così egli fu; e perché ciò avvenga occorre che la ricchezza delle analisi storiche – che non mancano – trovi la via di una onesta ed efficace divulgazione che è, essa pure, prezioso esercizio di studio ed impegno caratteristico dell’apostolato oratoriano.

Nell’esercizio del mio mandato a servizio della Confederazione Oratoriana, oltre che a titolo personale, non ho mancato di sottolineare più volte la necessità che l’Oratorio continui la tradizione degli studi storici presenti fin dalle origini grazie all’opera di colui che è salutato come “il padre della storia ecclesiastica”, il venerabile Cardinale Cesare Baronio, dietro al quale, anche in questo ambito, c’è Padre Filippo, con la sua volontà di inserire la trattazione della storia della Chiesa nel programma formativo degli incontri oratoriani.

L’impegno culturale sviluppatosi nella Congregazione dell’Oratorio di Roma, madre di tutte le Case Oratoriane che nei secoli sarebbero sorte in varie nazioni, è elemento per nulla secondario dell’opera apostolica nata da Padre Filippo: egli, «homo di bone lettere», per unanime ammissione dei contemporanei, e di solida cultura teologica e umanistica, come dimostra anche la sua personale libreria – ha attirato intorno a sé numerosi uomini di studio e di cospicua dottrina.

Ne dà testimonianza il “Memoriale” compilato per Gregorio XIII nel 1578 – a tre anni dal riconoscimento canonico della Congregazione – dove si trovano elencati tra i ventuno membri della originaria Comunità sette dottori: Giovan Francesco Bordini, Cesare Baronio, Tommaso Bozio, Alessandro Fideli, Antonio Talpa, Camillo Severini, Pietro Boffoli; due teologi: lo spagnolo Biagio Messia e Leonardo Paoli; due letterati: Germanico Fedeli e Giulio Savioli; mentre altri, come il giovane Antonio Gallonio, già lasciavano intravedere promettenti prospettive nell’ambito degli studi e della cultura. Ad unirsi a questa schiera sarebbero presto giunti i padri Giovenale Ancina, Agostino Manni, Francesco Bozio, Giovanni Severani.

Dall’impegno di ricerca e di studio di questi primi discepoli di Padre Filippo – il quale, pur apprezzando questa attività dei suoi, era sempre attento al loro cammino di crescita spirituale e al loro ministero di sacerdoti – derivò l’impegno di altri illustri oratoriani, alcuni dei quali, oltre le discipline tradizionali della Congregazione, ebbero a cuore anche altri campi del sapere, ampliando così gli interessi culturali della Congregazione stessa.

Alcuni continuarono la vocazione agiografica galloniana; altri, sulle orme del Baronio, proseguirono la vocazione alla storiografia: la Congregazione stessa ritenne suo compito la continuazione degli Annales, «essendo nata l’Istoria Ecclesiastica con la Congregazione», come esplicitamente affermò Clemente XII. E sorsero i padri Odorico Rinaldi, Giacomo Laderchi, Giuseppe Bianchini (segretario della Accademia Pontificia di Storia ecclesiastica, istituita nella Casa Vallicelliana da Benedetto XIV), fino ad Agostino Theiner, a Generoso Calenzio, e, fuori della Congregazione Romana, il compianto ed illustre p. Antonio Cistellini.

Come avvenne fin dagli inizi della storiografia ecclesiastica, quando Eusebio di Cesarea compose la prima storia della Chiesa (un’attività – ricordava Benedetto XVI in un discorso del giugno 2007, dedicato a Eusebio – «mai fine a se stessa: non è fatta solo per conoscere il passato; piuttosto, essa punta decisamente alla conversione e ad una autentica testimonianza di vita cristiana da parte dei fedeli»), gli Oratoriani che si sono distinti in questo campo non hanno mai perduto di vista la dimensione apostolica del loro lavoro storiografico, sulla scia di Cesare Baronio, santo studioso che ha fatto sua, circa gli studi storici, l’impostazione che papa Leone XIII avrebbe affermato, nella “Saepenumero considerantes” del 1883, come linea fondamentale per il lavoro dello storico: «primam esse historiae legem ne quid falsi dicere audeat: deinde ne quid veri non audeat»: la prima legge della storia è che non si osi affermare nulla di falso; e che nulla di vero si osi tacere.

Al volume che ora vede la luce auguro il successo che merita.

P. Edoardo Aldo Cerrato C.O.
Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio