In Coena Domini

Per tutti i sacerdoti delle Congregazioni dell’Oratorio e per le loro intenzioni il P. Procuratore Generale ha presieduto la S. Messa in Coena Domini in S. Maria in Vallicella. Riportiamo l’omelia e rinnoviamo gli auguri a coloro che celebrano particolari anniversari di Ordinazione.

60.mo
P. Siegfrid Hübner (C.O. Leipzig) 27.04; P. Ludwig Bopp (C.O. Heidelberg) 25.05; P. Hermann Seifermann (C.O. München) 25.05; P. Herbert Thoenes (C.O. Aachen) 25.07.
 

50.mo
P. Miguel G. Guerrero (C.O. Guanajuato) 14.01; P. Santiago Marco Ariza (C.O. Tudela) 21.04; P. Jonathan Robinson (C.O. Toronto) 13.05; P. Tadeuzs Pakuła (C.O. Radom) 24.06; P. Czeslaw Szymański (C.O. Studzianna) 24.06.
 

25.mo
P. Jesus Gomez Centeno (C.O. Tlalnepantla) 3.05; P. Renato Fasani (C.O. Brescia) 24.05: P. Tiziano Sterli (C.O. Brescia) 24.05; P. Thomas Trottier (C.O. Toronto) 6.06; P. Antonio Gobbo (C.O. Torino) 7.06.

In Coena Domini, 2012
 

Carissimi Fratelli Sorelle, sia lodato Gesù Cristo!

Domenica scorsa, con in mano rami di palma e d’ulivo, siamo entrati con Gesù in Gerusalemme per rivivere con Lui, anche quest’anno, la Pasqua, il mistero immenso dell’amore infinito di Dio che “per noi uomini e per la nostra salvezza” si è fatto Uomo, ha patito, è morto ed è risorto… 
“Per noi uomini e per la nostra salvezza”, con un amore incomprensibile alla nostra ragione perché la supera e ci chiede di dire: Credo, sì credo che Tu, o Dio, mi hai amato e mi ami fino a questo punto: al punto di diventare uomo come me, di morire per me; al punto di offrire Te stesso, la tua vita, affinché io viva di Te, io viva da figlio tuo, io che sono una semplice creatura!
La Pasqua, amici, è tutta in questo amore infinito! 
Ma questo amore è una realtà, e nel momento in cui ci apriamo ad essa con un atto di fede, noi proviamo, e ne siamo certi, che non c’è nulla di più vero, nulla di più reale di questo! La nostra stessa ragione, che è esigenza di infinito, trova spalancato dinanzi a sé questo Infinito e si inchina, dilatando i suoi limiti naturali!

Eccoci allora dinanzi a questo mistero che la Liturgia rende presente. 
Siamo entrati con Gesù nel cenacolo… In questa notte tutta la Pasqua è già misteriosamente compiuta… Egli prende il pane e dice: Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi; prende il calice del vino e dice: Questo è il mio sangue versato per voi…: non un simbolo, ma la realtà del Suo dono! Ciò che Egli domani compirà sulla croce, morendo, è già presente qui, in questa sera del giovedì santo; ciò che Egli riceverà in dono dal Padre nella notte tra il sabato santo e la domenica – la risurrezione, la vita nuova – è già presente qui, in questa sera, sulla mensa del cenacolo! E da quel momento, prodigiosamente accade in ogni Messa che noi celebriamo, poiché Gesù ha “sganciato” questo fatto dal tempo storico e dal luogo in cui esso è avvenuto, e questo fatto – questo fatto, non la sua ripetizione! – si fa presente ogni volta che un sacerdote pronuncia nella Messa le parole della consacrazione! Non è più legato al tempo e allo spazio: è un avvenimento che entra in ogni istante della storia e in ogni luogo della terra!

1. C’è un gesto di Cristo, questa sera, su cui vorrei fissare l’attenzione, il gesto che anch’io fra poco compirò nel rito liturgico: non è solo la lavanda dei piedi, ma il mettersi in ginocchio di Cristo davanti a quegli uomini a cui Egli, il Creatore e Signore dell’universo, lava i piedi!
In questo inginocchiarsi di Dio davanti all’uomo che ognuno di noi è, c’è tutta la passione di Dio per l’umano! Un amore così appassionato che Dio volle farsi uomo, volle condividere la vita dell’uomo! E per condividerla e per donarsi descendit, scese…, “non considerò un tesoro geloso” la sua gloria divina, ma “spogliò se stesso”, si svuotò della sua gloria… 
Questo inginocchiarsi di Cristo nel cenacolo, davanti a quei dodici tra cui c’era anche Giuda che ancora non era uscito, è la sintesi di tutta la vita di Gesù, il Dio fatto Uomo! E’ la “conversione” di Dio, il suo volgersi verso l’uomo, per amore; la “conversione” della gloria di Dio, che cambia il modo di presentarsi…: non più su un trono, ma con le ginocchia piegate a terra!

2. A questo inginocchiarsi di Dio, ognuno di noi risponderà domani, nella Liturgia vespertina della Passione e morte del Signore, quando il Vangelo proclamerà che “chinato il capo, Gesù spirò”. 
Ognuno di noi si inginocchierà… e anche su questo inginocchiarsi dell’uomo vorrei fissare la nostra attenzione. 
Anche per noi è un gesto di conversione che coinvolge tutta la nostra esistenza.
Davanti a Dio che ha dato tutto di Sé all’uomo, la conversione dell’uomo è dare tutto di sé a Dio, in un amore che abbraccia cielo e terra: abbraccia Dio e abbraccia gli uomini che Dio ama!
Quel nostro inginocchiarci – domani liturgicamente, ogni giorno al di fuori del rito – esprime l’essenza della vita cristiana, come l’inginocchiarsi di Gesù esprime l’essenza della vita del Dio fatto Uomo.
In quell’inginocchiarci di domani c’è la nostra preghiera: Quos redemisti Tu conserva, Christe: custodisci coloro che hai redento; c’è il desiderio di un cambiamento vero: di una vita non più chiusa e soffocata in se stessa; c’è la riconoscenza commossa di chi sa di essere stato salvato; c’è il grido che porta il nostro bisogno di felicità, la felicità di cui ci ha parlato Gesù, nel cenacolo, quando disse: “sarete beati (felici) se farete quello che vi dico”. 

3. E così, dal giovedì santo, attraverso il venerdì, giungiamo alla domenica di risurrezione, dove troviamo ancora un inginocchiarsi: quello di Maria Maddalena che si prostra davanti al Cristo risorto e si converte alla Sua misteriosa presenza: reale ma misteriosa!
E’ il Vangelo di Pasqua a raccontarlo… Conversa ad eum… voltasisi verso di Lui, mentre era prostata ai Suoi piedi.
Questo nuovo inginocchiarci è la nostra conversione che continua: la conversione che consiste nel riconoscerlo presente dentro l’aura del mistero…: nella mano e nella voce di un prete che dice: Io ti assolvo dai tuoi peccati; nella Parola che risuona dalla lettura di una pagina della Scrittura, fatta da un uomo, da una donna, chiunque sia, durante la Liturgia, una lettura che termina: “Parola di Dio!” e noi rispondiamo: “Rendiamo grazie a Dio”, per dire: Sì, sei Tu che ci hai parlato!
A questo inginocchiarci pasquale, come quello di Maria di Magdala, il Signore risponde pronunciando il nostro nome: e dentro di noi si sprigiona una certezza che nessuno potrà strapparci. Saremo, magari, capaci di tradirla, per debolezza, per fraglità, ma quella certezza, come quella di Simon Pietro in questa notte del giovedì santo, riemerge sotto lo sguardo di Cristo che, senza bisogno di parlare, solo guardandoci, ci richiama a quel Suo essersi inginocchiato davanti a noi per lavare i nostri piedi!

Buona Pasqua, amici! 
La Pasqua è tutta qui!

Sia lodato Gesù Cristo!