Messaggio del Procuratore Generale per la Giornata Mondiale della Gioventù

Ai Padri dell’Oratorio che saranno a Sidney nei prossimi giorni e ai giovani delle Comunità Oratoriane che partecipano alla GMG, il Procuratore Generale rivolge a nome della Confederazione il saluto e l’augurio di una forte esperienza di vita cristiana.

Carissimi confratelli e giovani amici,

nel giorno della memoria liturgica del beato Piergiorgio Frassati – che già vi attende a Sidney, dove le sue spoglie mortali sono giunte da qualche giorno, partecipe anch’egli, in modo singolare, del grande evento della GMG – desidero dirvi che tutta la Famiglia Oratoriana – Sacerdoti e novizi delle Congregazioni; Laici degli Oratori Secolari – sono con voi a chiedere che si compia nella vostra vita ciò che la GMG 2008 ha posto come tema di riflessione e come impegno di rinnovata adesione alla Presenza di Cristo tra noi: «Avrete forza dallo Spirito Santo e mi sarete testimoni» (At 1, 8).

Piergiorgio Frassati, insieme agli altri santi scelti come Patroni di questa edizione della GMG, ha sicuramente molto da dirvi mentre sarete in Australia e quando ritornerete nelle vostre case. “Il giovane delle Beatitudini” – come Papa Giovanni Paolo II lo definì – è stato per me una figura cara fin dalla adolescenza, quando ero allievo di Laura Hidalgo, “amica” di Piergiorgio in modo tutto speciale; ho conosciuto bene Luciana, la sorella di Piergiorgio, e sono amico della famiglia: le nipoti di Piergiorgio vivono a pochi passi dalla Chiesa Nuova.

Credo che questo giovane santo ci parli con l’eloquenza dei fatti, prima ancora che con le sue parole, le bellissime testimonianze che abbiamo nei suoi scritti.

Il primo miracolo della sua vita è stato il lasciarsi “catturare” totalmente da Dio in una famiglia prestigiosa ma, allora, sostanzialmente indifferente alla novità del Vangelo; destinato ad una brillante carriera e ad un ruolo sociale di affermazione ed agiatezza,Pier Giorgio comprese che la realizzazione vera dell’esistenza umana sta nel consegnarsi a Cristo, come scriveva all’amicoI. Bonini, il  27 febbraio 1925, pochi mesi prima della morte repentina:

Carissimo, ogni giorno più comprendo qual Grazia sia esser Cattolici. Poveri disgraziati quelli che non hanno una Fede: vivere senza una Fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità non è vivere ma è vivacchiare. Noi non dobbiamo mai vivacchiare ma vivere perché anche attraverso ogni disillusione dobbiamo ricordarci che siamo gli unici che possediamo la Verità, abbiamo una Fede da sostenere, una Speranza da raggiungere, la nostra Patria. E perciò bando ad ogni malinconia che vi può essere solo quando si perde la Fede. I dolori umani ci toccano ma se essi sono visti sotto la luce della Religione e quindi della rassegnazione non sono nocivi ma salutari perché purificano l’Anima delle piccole ma inevitabili macchie di cui noi uomini per la nostra cattiva natura spesse volte ci macchiamo. In alto i Cuori e sempre avanti per il trionfo del regno di Cristo nella società”.

La vita di Pier Giorgio è significativa per il senso di pienezza che essa suscita. Non esistono zone d’ombra. Pier Giorgio balza ai nostri occhi vivido e affascinante. Colpisce la assoluta mancanza di cedimenti: un giovane che cammina sicuro sulle strade della vita, con completa fiducia nell’amore del Padre, attraverso gli entusiasmi e le sofferenze dell’età giovanile; che, con una maturità che stupisce, sa essere tanto gioioso e trascinante nei momenti di letizia quanto serio e attento di fronte ai problemi del mondo e della gente quanto nascosto e quasi furtivo nel gesto di carità.

Non si tratta solo di essere particolarmente toccati dalla Grazia. Qui c’è una risposta consapevole, un “sì” continuamente confermato. C’è un impegno di fedeltà, perseguita ad ogni costo, pagando prezzi anche alti. C’è la capacità di resistere alle tentazioni del mondo, convertendole nello sforzo di santificarlo. La vita di Pier Giorgio è orientata da una vita intensa che ha l’Eucaristia quotidiana al centro. Per questo appuntamento si alzava molto presto, rinunciava alle gite se queste gli impedivano di andare a Messa.

Fare la comunione era per lui partecipare all’intimità di Gesù; lo si vedeva nel banco, concentrato in un profondo raccoglimento, da cui nulla avrebbe potuto distrarlo. Quando qualcuno gli chiedeva la ragione delle sue opere di carità rispondeva: “Gesù nella santa comunione mi fa visita ogni mattina. Io gliela rendo, con i miei poveri mezzi, visitando i poveri”. La preghiera di Pier Giorgio, assidua, frequente, si esprimeva nei modi dell’epoca. Preferiva il rosario, sgranato per strada o camminando sui sentieri di montagna, con gli amici o ingi-nocchiato accanto al letto. Amava regalare corone agli amici.

Il suo modo di pregare rimarrà impresso per sempre in chi gli fu stato accanto. Caldo, trascinante, quando nella preghiera comune la sua voce robusta si ergeva quasi a fare da guida al coro. Raccolto, intenso nella meditazione personale, tanto da far sentire davvero presente Dio, l’Altro con cui si sta svolgendo il silenzioso colloquio. Era, senza che lo volesse, un esempio: la gioia che dimostrava di trarre dalla preghiera suscitava la voglia di imitarlo. A volte partecipava ad adorazioni notturne: notti intere passate in preghiera in una chiesa da cui poi uscire nelle prime luci urlando con gli amici la comune allegria. Ebbe una devozione particolare per Maria: quando era a Pollone nella casa di campagna della famiglia, saliva ogni mattina prestissimo al santuario di Oropa, ritornandone quando ancora i famigliari erano immersi nel sonno.

Ammiravo – testimonia un amico –  la sua aria franca e coraggiosa, con la quale portava al cospetto del mondo le sue idee religiose. La sua era una fede prorompente”: una fede che investe ed abbraccia tutto l’umano, senza nulla escludere, dal momento che Cristo è Salvatore di tutto l’uomo. “Una vera personalità – osserva Primo Soldi, in una bella biografia di Piergiorgio – è sempre dominata dall’istinto di simpatia verso tutta la realtà: famiglia, amici, studio, tempo libero e impegno sociale… Tale era l’attitudine di Pier Giorgio per la vita, in un abbraccio consapevole e leale di tutte le condizioni esistenziali, senza rifiutarne alcuna. Un’attitudine che gli consentiva una concezione unitaria di quanto era chiamato a compiere e che lo portava naturalmente verso i grandi orizzonti, senza accontentarsi di soluzioni limitate e provvisorie” (Primo Soldi, Verso l’AssolutoPier Giorgio Frassati, Editrice Jaca Book, Milano, 1996).

Pier Giorgio è portato per natura verso l’armonia e la bellezza. Gli piacciono gli animali, gli piace coltivare la terra. Adora i fiori. È un appassionato alpinista. Portati a termine gli studi liceali, si iscrive, a diciotto anni, al Politecnico di Torino per seguire i corsi di ingegneria. Siamo nel 1919: tempi di fermento, anche in università. Pier Giorgio si iscrive al circolo “Cesare Balbo”.

È un uomo di preghiera e di azione.

Noi, che per grazia di Dio siamo cattolici – scriveva nel 1922 – non dobbiamo sciupare i più belli anni della nostra vita, come purtroppo fa tanta infelice gioventù, che si preoccupa di godere di quei beni, che non arrecano bene, ma che portano per frutto l’immoralità della nostra società moderna. Noi dobbiamo temprarci per esser pronti a sostenere le lotte che dovremo certamente combattere per il compimento del nostro programma e per dare così in un non lontano avvenire alla nostra Patria giorni più lieti ed una società moralmente sana. ma per tutto ciò occorre: la preghiera continua per ottenere da Dio quella grazia senza della quale le nostre forze sono vane; organizzazione e disciplina per essere pronti all’azione al momento opportuno ed infine sacrificio delle nostre passioni e di noi stessi, perché senza di esso non si può raggiungere lo scopo. Mentre vi ringrazio di quanto farete, certo che sarete ricompensati largamente nella vita, vi saluto cristianamente. Evviva Gesù. Il delegato studenti: Pier Giorgio Frassati
Un filo che unisce tutta l’esistenza di Pier Giorgio è la dedizione ai poveri.

Da quando, piccolissimo, scoppia in lacrime per il misero scacciato da papà, che “forse è stato mandato da Gesù”, fino al biglietto tracciato sul letto di morte, la sua azione in favore di chi ha bisogno è costante. A chi gli chiedeva come facesse a sopportare gli odori, la sporcizia, rispondeva: “Non dimenticare mai che se anche la casa è sordida tu ti avvicini a Cristo!”.

Così Pier Giorgio non amava “i poveri”: amava “ogni povero”. E le “Conferenze di san Vincenzo” non erano per lui l’adempimento di un dovere del buon cattolico, ma lo strumento per dare garanzie di continuità alle opere di carità.

Non era uno slancio umanitario e filantropico il suo: se così fosse stato non avrebbe avuto la continuità e l’intensità che Pier Giorgio profuse. Non veniva da un’idea romantica della povertà: non potrebbe potuto resistere al puzzo delle case sporche e anguste dove saliva assiduamente.

Certe conferenze di san Vincenzo le abolirei. Quando vi sono uomini che pur essendo pieni di zelo cristiano, di fronte alle difficoltà preferiscono lasciar perdere, è meglio che la conferenza non esista. Non perché le persone agiscono in cattiva fede, ma perché essa non è adatta ai tempi”. Questo è il suo parere. Il suo stile è invece di non tirarsi mai indietro, costi quello che costi.

Io sono povero come tutti i poveri”, disse ad un amico. La sua cronica mancanza didenaro era proverbiale; il distacco dagli ingenti beni familiari, dichiarato. Ma è l’atteggiamento con cui entrava nelle case della gente, quando si presentava come “un confratello della san Vincenzo”, a rivelare l’autentico significato della frase: il rispetto, la delicatezza, la pazienza nell’ascoltare i lamenti della povera gente, la sollecitudine e la semplicità con cui risponde alle esigenze, anche a quelle non espresse, dimostrano una carità che non scende dall’alto ma cresce fianco a fianco.

Finché la Fede mi darà la forza, sempre allegro!”, affermava; “La Fede datami nel battesimo mi suggerisce con voce sicura: da te non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione, allora si, arriverai fino alla fine…” scriveva in una lettera del 15 Gennaio 1925.

Il 4 luglio di quello stesso anno, a soli 24 anni di età, morirà di poliomielite fulminante, stroncato in pochi giorni.

La sua salma, custodita nel cimitero di Pollone (Biella) fino al 1990, fu trasferita nel Duomo di Torino in occasione della solenne beatificazione.

Di lì ora viene a condividere con voi la GMG del 2008!

Un abbraccio a tutti quanti, con fraterno affetto

Edoardo Aldo Cerrato, C.O.
Procuratore Generale