San Filippo Neri: la sua opera e la sua eredità

Proponiamo due interviste a p. Michele Nicolis, Procuratore Generale e Preposito della Congregazione dell’Oratorio di Verona e di p. Rocco Camillò, preposito della Congregazione dell’Oratorio di Roma sul carisma di san Filippo Neri andata in onda nel giorno della Festa del Santo sul canale TV2000 (i primi 5 minuti del video).

E il bambino chiese: “Chi è più grande?”

Verso la canonizzazione di John Henry Newman

L’Osservatore Romano intervista p. Mauro De Gioia
Postulatore generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri e preposito dell’Oratorio di Genova

Fu in qualche modo involontario profeta il bambino che una volta chiese a John Henry Newman: «Chi è più grande: un cardinale o un santo?». La sua risposta — «Vedi, piccolo mio, un cardinale appartiene alla terra, è terrestre; un santo appartiene al cielo, è celeste» — è probabilmente uno dei primi insegnamenti del porporato inglese che sarà canonizzato il prossimo 13 ottobre. Ne è certo padre Mauro De Gioia — postulatore generale della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri e preposito dell’Oratorio di Genova — che, subito dopo l’annuncio di Papa Francesco nel concistoro di lunedì 1° luglio, non ha dubbi nell’affermare: «Newman è un grande dono per la Chiesa universale». E si sofferma a scandagliarne l’eredità spirituale proprio a partire da quel semplice dialogo con un fanciullo: «Da una parte c’è l’attenzione del cardinale per la santità quotidiana, quella semplice, dei piccoli gesti, ma più radicalmente c’è l’idea che la realtà vera è quella del cielo».

È l’obiettivo che egli volle come epitaffio sulla sua tomba: «Dalle ombre e dalle apparenze alla realtà»?

Esattamente. È il vivere la quotidianità nella serietà dell’impegno delle piccole cose, ma consapevoli che la realtà ultima è quella che ci aspetta. Questo mi sembra anche rivoluzionario rispetto alla sensibilità contemporanea, dove tante volte le speranze sono di breve respiro e la dimensione escatologica non trova cittadinanza. Usando un’espressione newmaniana potremmo dire che la “luce gentile” che troviamo nella quotidianità è un anticipo di eternità.

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Due interviste di Mons. Cerrato

Riportiamo le interviste rilasciate dal P. Procuratore Generale, Vescovo eletto di Ivrea, al settimanale diocesano “Il Risveglio popolare” e al bisettimanale cattolico “Il Biellese”.

Eccellenza, per prima cosa la ringraziamo per la sua pronta disponibilità a rilasciare al Risveglio popolare la sua parola, nonostante i tanti impegni di questi giorni.

Le chiediamo, come sta vivendo questi giorni dal momento della sua nomina a Vescovo di Ivrea.

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Intervista al P. Procuratore Generale

Riportiamo il testo dell’intervista di Davide Zeggio al P. Procuratore Generale.

Di ritorno da Birmingham, quali impressioni riporta?

Innanzitutto la gioia che ho potuto vedere sul volto dei numerosi confratelli oratoriani venuti dalle Americhe, dall’Africa e da molti Paesi dell’Europa, ovunque l’Oratorio di S. Filippo Neri è presente, e di tanti membri degli Oratori Secolari; una gioia che ho profondamente condiviso specialmente nella celebrazione in cui il Santo Padre ha proclamato Beato il nostro card. John Henry Newman.
Ho avuto l’opportunità di esprimere a Sua Santità il ringraziamento della Famiglia Oratoriana, e nel breve colloquio Gli ho potuto dire l’affetto filiale della nostra Famiglia per la Sua Persona e per il Suo alto Magistero; e rinnovare al Santo Padre l’assicurazione che gli Oratoriani hanno accompagnato il Suo viaggio nel Regno Unito con la preghiera. La Procura Generale ha offerto in dono a Sua Santità la celebrazione di 100 SS. Messe secondo le Sue intenzioni, per chiedere a Dio di rendere feconda questa visita; il Santo Padre ha risposto che questo era un dono graditissimo, il più bello che Gli potevamo fare.

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Il Beato John Henry Newman

Nel giorno in cui inizia il Viaggio Apostolico di S. S. Benedetto XVI nel Regno Unito in occasione della beatificazione del Card. John Henry Newman, la Famiglia Oratoriana, attraverso la Procura Generale della Confederazione, porge al Santo Padre i più filiali auguri e si unisce a Lui in fervida preghiera secondo le Sue intenzioni, rinnovando le espressioni di filiale devozione che il P. Procuratore Generale già ha fatto pervenire a Sua Santità.

Il P. Procuratore Generale in una intervista ha risposto alle domande che gli abbiamo rivolto nell’imminenza della sua partenza per Birmingham.

Riportiamo inoltre le interviste del P. Procuratore Generale alla Agenzia SIR della CEI e alla Radio Vaticana.

Intervista a Radio Vaticana

In preparazione al Viaggio apostolico di Sua Santità Benedetto XVI in Inghilterra in occasione della beatificazione del card. John Henry Newman, la Radio Vaticana ha intervistato il P. Procuratore Generale ponendogli queste domande. 

Innanzitutto, cosa rappresenta per la comunità degli Oratoriani la Beatificazione del cardinale Newman?
 

Molto semplicemente – ma sono convinto che si tratta della cosa più importante – direi che per noi Oratoriani la beatificazione di Newman, prima di ogni altra cosa, è richiamo alla vocazione alla santità sulla via tracciata da Padre Filippo. La gloria degli altari che la Chiesa decreta ad un cristiano è innanzitutto un atto di glorificazione di Dio fonte della santità, operatore della santità….; e poi è la proposta di un modello credibile di sequela di Cristo.
Naturalmente questa beatificazione è per noi motivo di gioia speciale: Newman è uno della Famiglia! Come non rallegrarsi? Ma questo, comunque, è secondario rispetto a quanto ho detto prima… Certamente non può essere motivo di vanità, consapevoli come siamo che si tratta di un dono di Dio… Credo che, se solo una favilla di vanità si accendesse in noi, San Filippo – e lo stesso Newman – immediatamente saprebbero come spegnerla… e speriamo che non lo debbano fare in nessun oratoriano!

“Dalle ombre e dalle immagini alla Verità”: sono le parole che John Henry Newman fece dettare per la sua tomba. Questa ricerca della verità è stato il tratto fondamentale di tutta la sua vita. Una sua riflessione…

Sì, ex umbra et imaginibus ad veritatem è la cifra della intera visione che Newman ha del mondo; esprime la destinazione reale della nostra intelligenza, la quale, abitando la sfera della manifestazione (imago) e della parvenza (umbra), deve volere e cercare con tutta se stessa una certezza legittimata dalla verità. 
Di questa certezza Newman ha pensato le condizioni nell’epoca moderna senza cedere in nulla a quella che egli chiamava la “apostasia dei nostri tempi”, cioè la persuasione diffusa che dove è in gioco il nostro rapporto con l’Assoluto possiamo pervenire soltanto a posizioni opinabili, sulle quali è di buon gusto accettare che ognuno la pensi a modo suo, senza poter affermare niente di stabile, e quindi nulla che meriti di esser posto a fondamento della propria vita.

Quanto una figura come Newman, che seppe coniugare efficacemente fede e ragione, può aiutare oggi la testimonianza cristiana in un mondo che, come ha più volte avvertito Benedetto XVI, vive “come se Dio non esistesse”?
 

Fides et ratio sono le parole con cui inizia la grande Enciclica di Giovanni Paolo II che cita Newman come esempio insigne di questa impostazione. L’esperienza di Newman è esperienza di fede vagliata alla luce della ragione: il cristiano è chiamato ad essere libero ma non indipendente, tanto più – diceva il card. Bagnasco alla recente presentazione degli “Scritti oratoriani” di Newman – “in un momento storico e culturale come quello che stiamo vivendo, nel quale si assiste ad un capovolgimento di categorie” per cui “l’indipendenza personale sembra più importante della verità, al punto che, per la cultura, avere un legame con la verità, con il bene, con il criterio morale, sembra essere un fatto negativo”. 

Di Newman si conosce soprattutto il tratto intellettuale, il suo pensiero. Può soffermarsi sulla sua spiritualità, dove certo ritroviamo l’influsso dell’Oratorio, di San Filippo Neri?
 

Nella spiritualità di Newman risuona profondamente la spiritualità dell’Oratorio filippino. La vocazione oratoriana ha segnato la vita e l’opera di Newman; la sua appartenenza all’Oratorio ha caratterizzato metà della sua vita, quella vissuta nella Chiesa cattolica. 
Si può dire che il suo cammino di conversione, continuato lungo l’intero corso della sua esistenza, è fotografato anche dal motto che Newman scelse per il suo stemma cardinalizio: “Cor ad cor loquitur”. Egli lo sentì così familiare da ritenerlo della Bibbia o dell’Imitazione di Cristo, mentre è di san Francesco di Sales, amico degli Oratoriani della prima generazione e fondatore egli stesso dell’Oratorio di Thonon nello Chablais… “Cor ad cor loquitur” esprime il principio fondamentale della vocazione cristiana: una chiamata all’incontro personale con Dio in Cristo; un incontro che sfocia nel rapporto personale con gli uomini… In questo senso, già l’oratorianio card. Tarugi poteva affermare: “il compito del nostro Istituto è di parlare al