Il Santo Padre Francesco chiude il Giubileo

Papa Francesco chiude la Porta Santa nella Basilica Vaticana - REUTERS

Radio Vaticana – Nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo si chiude l’Anno Santo straordinario della Misericordia aperto dal Papa l’8 dicembre scorso. Francesco chiude la Porta Santa della Basilica di San Pietro, l’ultima ad essere chiusa nel mondo. Nell’omelia invita i fedeli a non distogliere lo sguardo dal vero volto del nostro Re e a costruire una Chiesa accogliente, libera, missionaria, povera ma ricca nell’amore. Il servizio di Adriana Masotti:

“Riconoscenti per i doni di grazia ricevuti e incoraggiati a testimoniare, nelle parole e nelle opere, la tenerezza del tuo amore misericordioso, chiudiamo la Porta Santa: lo Spirito Santificatore rinnovi la nostra speranza in Cristo Salvatore, porta sempre aperta a chi ti cerca con cuore sincero, unica porta che introduce nel Regno che viene”.

E’ il momento più atteso e solenne della celebrazione di oggi: il Papa, arrivato in processione nell’atrio della Basilica, recita la preghiera e poi lentamente si avvicina alla Porta Santa. In un silenzio, rotto solo dai flash dei fotografi, chiude prima uno e poi l’altro, i due pesanti battenti. Francesco si dirige quindi all’altare sul sagrato lucido di pioggia in una mattinata soleggiata. Con lui il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano e mons. Rino Fisichella, prefetto del Consiglio per la Promozione della Nuova evangelizzazione. In piazza oltre 70 mila fedeli, numerose le autorità civili.

La regalità di Cristo: il suo trono è la croce, la sua corona è di spine

E’ la figura di Gesù Cristo Re dell’Universo a dominare l’omelia del Papa. Egli appare, dice Francesco, senza potere e senza gloria: è sulla croce, dove sembra più un vinto che un vincitore.

“La sua regalità è paradossale: il suo trono è la croce; la sua corona è di spine; non ha uno scettro, ma gli viene posta una canna in mano; non porta abiti sontuosi, ma è privato della tunica; non ha anelli luccicanti alle dita, ma le mani trafitte dai chiodi; non possiede un tesoro, ma viene venduto per trenta monete”.

Cristo si è abbassato fino a noi, ha abitato la nostra miseria umana, continua il Papa, si è spinto fino ai confini dell’universo per abbracciare e salvare ogni vivente.

“Non ci ha condannati, non ci ha nemmeno conquistati, non ha mai violato la nostra libertà, ma si è fatto strada con l’amore umile che tutto scusa, tutto spera, tutto sopporta. Solo questo amore ha vinto e continua a vincere i nostri grandi avversari: il peccato, la morte, la paura.”

Con gioia, dice Francesco, riconosciamo la sua signoria di amore, ma sarebbe ancora poco credere che Gesù è Re dell’universo e centro della storia, senza farlo diventare Signore della nostra vita, se non accogliamo anche il suo modo di regnare. Il Papa va alle tre figure del Vangelo di oggi: il popolo, il gruppo vicino alla Croce e un malfattore crocifisso accanto a Gesù.

L’indifferenza del popolo riguardo a Gesù crocifisso
Del popolo il Vangelo dice che stava a guardare: nessuno parla, nessuno si avvicina:

“Di fronte alle circostanze della vita o alle nostre attese non realizzate, anche noi possiamo avere la tentazione di prendere le distanze dalla regalità di Gesù, di non accettare fino in fondo lo scandalo del suo amore umile, che inquieta il nostro io, che scomoda.”

La tentazione di scendere dalla Croce e l’attrazione del potere
Nel gruppo vicino alla croce ci sono i capi del popolo, i soldati e unodei due ladroni: tutti deridono Gesù e lo provocano: salva te stesso. È la tentazione più terribile, afferma il Papa, quella di scendere dalla Croce, e dimostrare potenza e superiorità. Gesù non reagisce, continua ad amare:

“La forza di attrazione del potere e del successo è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il Regno di Dio. Quest’Anno della Misericordia ci ha invitato a riscoprire il centro, a ritornare all’essenziale. Questo tempo di misericordia ci chiama a guardare al vero volto del nostro Re, quello che risplende nella Pasqua, e a riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria.”

Dio non ha menoria del peccato, ma ha memoria di noi
Infine, la figura del malfattore che dice a Gesù: “ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”. Lui ha creduto e ottiene la promessa: “Oggi con me sarai nel paradiso”:

“Dio, appena gliene diamo la possibilità, si ricorda di noi. Egli è pronto a cancellare completamente e per sempre il peccato, perché la sua memoria non registra il male fatto e non tiene sempre conto dei torti subiti, come la nostra. Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi.”

E come Dio crede in noi stessi, così anche noi siamo chiamati a infondere speranza e a dare opportunità agli altri, ad essere strumenti di misericordia.

“Chiediamo la grazia di non chiudere mai le porta della riconciliazione e del perdono, ma di saper andare oltre il male e le divergenze, aprendo ogni possibile via di speranza.”

Proseguiamo questo nostro cammino, insieme, esorta il Papa: ci accompagni la Madonna, anche lei era vicino alla Croce.

Papa Francesco firma la sua Lettera Apostolica: “Misericordia et misera”
Proprio per continuare a vivere con la stessa intensità dell’Anno Santo la misericordia, Papa Francesco ha voluto scrivere la Lettera Apostolica “Misericordia et misera” che domani verrà presentata alla stampa. Al termine della celebrazione, il Papa firma la Lettera e la consegna, tra gli altri, al cardinale Tagle, arcivescovo di Manila, una tra le più grandi metropoli del mondo e poi a diverse persone: sacerdoti, suore, una coppia di giovani, una famiglia, due ammalati: rappresentano la Chiesa universale invitata ad attingere sempre al Cuore spalancato di Cristo.