Capitolo Federale Suore S. Filippo

Con la riflessione che riportiamo il P. Procuratore Generale interviene al Capitolo Federale degli Istituti delle Suore di S. Filippo Neri.

Reverende Madri, carissime Sorelle,
la mia presenza al Capitolo della vostra Federazione è motivata dall’amicizia che personalmente ho con le vostre Congregazioni, ma anche dal ruolo – in quanto Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri – di rappresentante delle Congregazioni nel cui grembo alcuni dei vostri Istituti (le Suore di Firenze e quelle di Genova) sono nati attraverso l’opera di un padre oratoriano, o a cui comunque sono legati (come le Suore di Spagna e quelle di Sardegna) per la spiritualità filippina nella quale i propri fondatori li hanno pensati e istituiti.

Nel tentativo di esservi utile, affronterò un argomento che induce a riflettere e a dare risposte a domande che so che anche voi vi ponete. 
Il mio intervento, dunque, vuol essere una introduzione al dialogo tra di voi, dialogo che vi auguro di impostare alla luce dell’insegnamento che il Santo Padre Benedetto XVI ci ha trasmesso nell’enciclica “Caritas in veritate”.

«La carità nella verità, di cui Gesù Cristo s’è fatto testimone con la sua vita terrena e, soprattutto, con la sua morte e risurrezione, è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. […] E’ una forza che ha la sua origine in Dio, Amore eterno e Verità assoluta. […] Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità. Questa luce è, ad un tempo, quella della ragione e della fede. […] La verità infatti è “logos” che crea “dia-logos” e quindi comunicazione e comunione, facendo uscire gli uomini dalle opinioni e dalle sensazioni soggettive […] elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale» (Caritas in veritate, 1-3-4, passim). 

Alla luce di questo insegnamento – fondamentale nel Cristianesimo – vi propongo qualche riflessione che coinvolge i singoli – le singole religiose dei vari Istituti – e la società che, in questo caso, si chiama “Federazione”.

1. “Federazione”

a) La Federazione nasce da un “foedus”: un patto tra persone.
Occorre ripensare le motivazioni per rinnovarne la consapevolezza. Non è scontato, infatti, che rimanga vivo ciò che nel passato è stato determinante per l’origine di una istituzione, tanto più nel caso – come è il vostro – in cui essa non risponde ad obbligatorietà, ma è stato frutto di libera scelta.
Vi chiedo: che cosa vi ha indotto a stringere questo patto?

b) La Federazione è un rapporto di comunione alimentato dalla carità (la vita vera del cristiano).
Se è solo una struttura – ammesso che funzioni, realizzando gli scopi per cui esiste – non è una realtà ecclesiale.
Vi chiedo: tale rapporto di comunione c’è? E com’è? Solo un rapporto di vaga sintonia spirituale, per il quale non c’è bisogno di strutture, o una concreta, effettiva collaborazione attuata alla luce degli Statuti federali?

2. “Capitolo federale”

E’ un momento di Verità, di quella verità che rende liberi (cfr. Jo, 8,22): un momento di verifica seria e attenta sulla adesione e sulla fedeltà all’Ideale. 
Fare un Capitolo vuol dire “andare a capo”, riprendere il cammino.
Vi chiedo: quale è il cammino che “insieme” intendete compiere? Che cosa vi aspettate dalla Federazione? Che cosa siete disposte a dare perché la Federazione si realizzi in una realtà viva di comunione e di collaborazione?

3. “Autonomia” e “collaborazione”

a) Nel dovuto rispetto dell’autonomia dei singoli Istituti confederati, è sempre più evidente, nelle attuali situazioni, la necessità di una collaborazione fattiva, concreta. I sentimenti sono belli e utili, ma se rimangono a livello emozionale si trasformano in sentimentalismo e si esauriscono.

b) L’autonomia è un grande valore poiché significa “responsabilità”: assunzione di responsabilità. 
Per gli Istituti confederati significa che ognuno è responsabile di se stesso; che non ci possono essere indebite interferenze, ma neppure che uno si attenda dall’altro ciò che può e deve fare da sé.
La “responsabilità” – l’essere coscientemente responsabili – comporta però che si abbia il desiderio, ed i conseguenti passi per realizzarlo, di aiutarsi a crescere, di guardare oltre, di scoprire nuovi orizzonti; comporta che si chieda aiuto ad altri quando si verifica che non si è in grado di risolvere da soli i problemi, e che si sia disposti ad aiutare gli altri con generosità quando se ne è richiesti.
Se l’autonomia non è intesa così e se non è vissuta dentro a questo sano rapporto di fraternità – che si costruisce, con la grazia di Dio e con il lavoro delle persone! – essa si rivela come la miserabile situazione dell’essere “abbandonati a se stessi”. E la conseguenza è la sterilità, l’asfissia dentro alle proprie mura, pur senza che si omettano sorrisi di circostanza nei momenti lieti, o di lamento in quelli dolorosi…
Il “foedus”, il patto, esige la “fides”, la fedeltà agli impegni che la Federazione comporta.

4. Collaborazione

Mi pare di poter suggerire che la collaborazione di cui si vede oggi l’urgenza è innanzitutto quella nell’ambito della formazione: quella iniziale, in primo luogo, ma anche quella delle Juniores e la formazione permanente.

Mi permetto di chiedere:
 

a) Alla formazione è riconosciuta la priorità di importanza nella vita degli Istituti?

b) L’identità di ogni singolo Istituto ha le proprie caratteristiche sfumature, ma non basta la trasmissione di esse. Oggi è indispensabile una formazione sostanziale che produca il tessuto su cui intrecciare i fili delle singole particolarità; è indispensabile una formazione umana e religiosa che operi nella profondità della persona, senza darne per scontata l’esistenza. 
Mi permetto di chiedere:
Ci sono adeguati formatori? Come sono scelti e come vengono preparati?

c) Oggi, più che in passato, è indispensabile il confronto.
Vi chiedo: 
si ritiene utile un regolare scambio di esperienze e di idee tra le formatrici dei singoli Istituti? Si ritiene utile qualche esperienza formativa – sia pur limitata nel tempo – presso un altro Istituto confederato?

Carissime Sorelle,
mi auguro che dal dialogo che ora si apre – con sincerità e con intelligente analisi della realtà – il vostro Capitolo federale segni una tappa importante nel cammino dei vostri Istituti.
Padre Filippo, vostro modello nella vita consacrata, sicuramente vi benedice!
Egli invoca per noi il dono dello Spirito Santo, mentre con umiltà diciamo:“Veni, Sancte Spiritus”!

Edoardo Aldo Cerrato, C.O.
Procuratore Generale
della Confederazione dell’Oratorio