Festa del Beato Newman

Nella festa del Beato John Henry Newman (1801-1890), fondatore dell’Oratorio di Birmingham, prima casa filippina nel Regno Unito, proponiamo un ritratto del grande sacerdote e teologo beatificato dal Santo Padre Benedetto XVI nel 2010.

Profilo spirituale

Definito il Padre “assente” del Concilio Vaticano II durante e dopo le assisi conciliari, il cardinale Newman era una guida sicura – affermò di lui Paolo VI – per tutti coloro che “sono alla ricerca di un preciso orientamento e di una direzione attraverso le incertezze del mondo moderno” ed anticipò riflessioni teologiche ed orientamenti di pensiero che risuonarono abbondantemente nell’ultimo Concilio Ecumenico, tanto da far dire a molti che egli è il moderno “Dottore della Chiesa”.

“In occasione del secondo centenario della nascita del Venerato servo di Dio John Henry Newman – scriveva Giovanni Paolo II nella lettera Pontificia commemorativa dell’anniversario (che segue a quelle che lo stesso Pontefice indirizzò negli anniversari del 1979 e del 1991) – mi unisco volentieri ai Vescovi dell’Inghilterra e del Galles, ai sacerdoti dell’Oratorio di Birmingham e a una schiera di voci in tutto il mondo, nel lodare Dio per il dono del grande Cardinale inglese e per la sua duratura testimonianza”.

“Riflettendo sul misterioso disegno divino che si dispiegava nella sua vita, – continuava il Papa – Newman acquisì un senso profondo e persistente del fatto che «Dio mi ha creato per renderGli un determinato servizio. Mi ha affidato un’opera che non ha affidato a un’altra persona. Io ho la mia missione» (Meditazioni e Devozioni). Quanto appare vero questo pensiero ora che consideriamo la sua lunga vita e l’influenza che continua a esercitare anche dopo la morte!”

“Newman nacque in un’epoca travagliata non solo politicamente e militarmente, ma anche spiritualmente. Le vecchie certezze vacillavano e i credenti si trovavano di fronte alla minaccia del razionalismo da una parte e del fideismo dall’altra. Il razionalismo portò con sé il rifiuto sia dell’autorità sia della trascendenza, mentre il fideismo distolse le persone dalle sfide della storia e dai compiti terreni per generare in loro una dipendenza insana dall’autorità e dal soprannaturale. In quel mondo Newman giunse veramente a una sintesi eccezionale fra fede e ragione che per lui erano “come due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità” (cfr. Fides et ratio, Introduzione; cfr. ibidem, n. 74). Fu la contemplazione appassionata della verità a condurlo a un’accettazione liberatoria dell’autorità le cui radici sono in Cristo, e a un senso del soprannaturale che apre la mente e il cuore umani a una vasta gamma di possibilità rivelate in Cristo.”

Non possiamo tralasciare un accenno alla scelta oratoriana che il neo-convertito compie, prima di tornare in Inghilterra con il Breve di Papa Pio IX che istituisce l’Oratorio dando a Newman facoltà di propagarlo in quella Nazione in cui da poco si era ricostituita la Gerarchia Cattolica

Padre Newman amò l’Oratorio che aveva scelto, e sentì profondamente di appartenervi. “Amo un vecchio dal dolce aspetto. – egli scrisse di san Filippo – Lo ravviso nella sua bianca veste, dal suo pronto sorriso, dall’occhio acuto e profondo, dalla parola che infiamma uscendo dal suo labbro quando non è rapito in estasi…”. Suonano significative le parole con cui chiese a Papa Leone XIII un favore, nel momento in cui gli fu offerta la Porpora romana: “Da trent’anni sono vissuto nell’Oratorio, nella pace e nella felicità. Vorrei pregare Vostra Santità di non togliermi a san Filippo, mio padre e patrono, e di lasciarmi morire là dove sono vissuto così a lungo.”

Il fondatore dell’Oratorio inglese, che ben conosceva l’esperienza oratoriana delle origini, si collocava, con tali espressioni, sulla scia dei primi discepoli di Filippo Neri chiamati alla dignità cardinalizia, secondo la tradizione di affezionata appartenenza che caratterizza ancora l’ultimo dei Cardinali oratoriani, padre Giulio Bevilacqua, dell’Oratorio di Brescia, il quale, accettando la Porpora per le insistenze di Paolo VI, chiese ed ottenne dal Papa di poter continuare il suo ministero di Parroco nella comunità oratoriana di Sant’Antonio, alla periferia di Brescia.

Che cosa, in Padre Filippo, affascinò John Henry Newman, e lo spinse a scegliere l’Oratorio come forma e metodo della sua vita sacerdotale nella Chiesa cattolica? Padre Newman lo espresse particolarmente in alcuni splendidi testi: le “Lettere” sulla vocazione oratoriana; i sermoni predicati nella chiesa di Birmingham sulla “missione di san Filippo Neri”; alcune preghiere – e tra queste le preziose “Litaniae” – composte per chiedere all’intercessione del Santo le grazie di cui egli fu singolarmente arricchito.

Ma c’è un aspetto, pensiamo, che sopra ogni altro attrasse Newman e che esprime in armoniosa sintesi tutto il mondo interiore di Padre Filippo: è quello cantato nel primo verso della notissima poesia-preghiera che in italiano rendiamo: “Guidami, luce gentile”. La “gentilezza” di Padre Filippo non è soltanto una dote del suo carattere, ma racchiude la singolare libertà di spirito, tanto cara a Newman, l’amore per una vita di autentica comunità ma normata da leggi di discrezione, il rispetto delle doti di ognuno, la sapiente semplicità che fece della gioia di Filippo “una gioia pensosa”, secondo la bella formula di Goethe.

Newman era stato educato nella Chiesa Anglicana, aveva conosciuto a quindici anni una prima “conversione” spirituale che lo introdusse nel cammino della perfezione evangelica, era diventato sacerdote nella sua Chiesa e parroco di St. Mary, aveva fondato il Movimento di Oxford per lo studio dei Padri della Chiesa e la storia del cristianesimo antico, aveva scoperto nella Chiesa Cattolica la Chiesa di Cristo ed aveva deciso di entrarvi nel 1845 con un passo di enorme coraggio, nel 1847 ricevette a Roma l’ordinazione sacerdotale: una vita vissuta alla luce della coscienza formata, nel calore della preghiera, nell’incessante studio e nell’annuncio apostolico della Verità: “profonda onestà intellettuale, fedeltà alla coscienza ed alla grazia, pietà e zelo sacerdotale, devozione alla Chiesa di Cristo ed amore per la sua dottrina, incondizionata fiducia nella Provvidenza ed assoluta obbedienza al volere di Dio” caratterizzano – scriveva Giovanni Paolo II nella Lettera commemorativa del I centenario dell’elevazione alla sacra Porpora – “il genio di Newman”.

“Rendendo grazie a Dio – conclude la Lettera Pontificia del 2001 – per il dono del venerato John Henry Newman, in occasione dei duecento anni della nascita, preghiamo affinché questa guida certa ed eloquente nella nostra perplessità diventi anche nelle nostre necessità un intercessore potente al cospetto del trono della grazia. Preghiamo affinché la Chiesa proclami presto ufficialmente e pubblicamente la santità esemplare di uno dei campioni più versatili e illustri della spiritualità inglese”.