Nel ricevere copie della nuova pubblicazione (A. DI FALCO – A. BIANCO, Archivio della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri. Intervento di conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-artistico. Roma, 2006-2009, Roma, 2010, 79 pp.), ricca di pregevoli immagini ed esauriente nel presentare il lavoro che è stato compiuto per rendere adeguatamente fruibile il notevole patrimonio del prezioso Archivio della Congregazione di Roma, la Procura Generale si complimenta con la dr. Anna di Falco e con fr. Alberto Bianco, C.O. e li ringrazia per l’opera da essi compiuta prima con il coordinamento degli interventi di restauro, poi con l’edizione del pregevole testo.
A sottolineare quanto tale Archivio (che, in modo unico, documenta le origini e lo sviluppo della Congregazione dell’Oratorio) sia patrimonio di interesse per tutta la Confederazione, e con la fiducia che le Case oratoriane saranno disposte a collaborare fattivamente alla conservazione e all’urgente opera di restauro di ancora numerosi documenti archivistici, la Procura Generale invierà copia del libro a tutte le Case Oratoriane, specificando i settori su cui è indispensabile intervenire ora che i locali sono stati risanati e resi idonei alla fruizione dell’immenso patrimonio.
English version
Publication about the Archive C.O. of Rome. The General Procura have just received a copy of the new publication by A. Di Falco and A. Bianco, C.O. (Archivio della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri. Intervento di conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-artistico. Roma, 2006-2009, Roma, 2010, 79 pp.), rich in valuable images and exhaustive when introducing to the several steps needed to make the precious Archive of the Roman Oratory’s Congregation an adequately usable place. The General Procura congratulates Dr Anna Di Falco and br Alberto Bianco, C. O. and thanks them for both leading the massive work of restoration and writing the documentary brochure in question.
The Archive registers the origins and the development of the Congregation of the Oratory. Its patrimony is undoubtedly of crucial significance for the entire Confederation and we hope that the Oratorian Houses will be eager to actively collaborate on the conservation and sometimes urgent work of restoration of several other archive documents. The General Procura will soon send a copy of the book to each Oratorian House with a note about the areas still in need of indispensable action, so that they can be studied again in the just restored historic premises of the Archive.
Prefazione del P. Procuratore Generale
Rivolgo il più cordiale ringraziamento agli autori di questa pubblicazione che documenta il lavoro appassionatamente compiuto e la dedizione con cui dal 2006 al 2009 hanno coordinato gli interventi di conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio storico-artistico che queste pagine illustrano.
Alla Regione Lazio, che ha disposto ed erogato i finanziamenti per tale impresa, oltre che il ringraziamento, va l’ammirazione dell’Istituto Oratoriano per la sensibilità dimostrata nel prendere a cuore un cospicuo patrimonio di inestimabile valore.
Tutto il complesso Vallicelliano – e in particolare la parte di cui ai Padri è rimasta la custodia dopo gli eventi del Risorgimento e la realizzata unità dello Stato italiano: chiesa, alcuni ambienti della casa, biblioteca, archivio – è vivo e prezioso documento di una storia iniziata con san Filippo Neri, Apostolo di Roma, il quale, benché abbia visto di esso la chiesa soltanto – e neppure nello splendore delle forme e della ornamentazione che essa avrebbe assunto nei secoli XVII e XVIII – è l’iniziatore.
Il Neri non vide la Biblioteca Vallicelliana: ma all’origine di essa, come pure della attuale Biblioteca della Congregazione, formatasi dopo le vicende storiche di fine Ottocento, ci sono la sua personale libreria – cospicua, per l’epoca – ed il suo amore per i libri e la lettura.
Non vide l’Archivio, ma i “Libri dei Decreti” – in cui la giovane Congregazione iniziò a registare le decisioni di governo – sono la culla del grande Archivio Vallicelliano, ora in parte patrimonio dello Stato e in parte della Casa.
Non vide lo splendido edificio borrominiano innalzato come casa della Congregazione, ma il suo gusto per il bello non è certo estraneo all’impostazione di chi pensò e realizzò questa costruzione.
In una deposizione al processo di canonizzazione di Filippo Neri, per indicare l’ambiente filippiano Marco Antonio Maffa usò un’espressione sintetica di rara efficacia: «schola di santità et hilarità cristiana».
La santità di colui che è riconosciuto uno dei più grandi riformatori, pur non avendo egli mai impiegato questo termine, è realtà che non richiede commenti. Sull’«hilarità» che rendeva così “attrattivo” il santo, una precisazione, invece, è utile: essa è costituita da tutta una vasta gamma di sfumature che mettono in evidenza la positiva valutazione dell’umano a cui Filippo si educò, nella natia Firenze, fin da ragazzo.E’ lo spirito che uno studioso presenta così: «Il programma spirituale del Neri si nutre di fiducia nella natura umana e di amore per l’arte […], si caratterizza per l’equilibrio del rapporto tra Dio e l’uomo, tra natura e grazia, rifugge dai toni foschi ed accigliati, si illumina di festosità e di gioia. Questo programma è influenzato dall’umanesimo cristiano, il cui retroterra teologico è il principio che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce, la perfeziona» (M. MARCOCCHI, Prefazione, in S. FILIPPO NERI, Gli scritti e le massime di S. Filippo Neri, a cura di A. Cistellini, Brescia, 1994, p. 12).
Per questo, diversamente da altri esponenti della vita devota, dai quali pure accolse utili lezioni, Filippo è sensibile anche alla bellezza che si manifesta nella natura e nell’arte e lo induce a predilige gli spazi aperti, ad amare la musica ed il canto, ad essere attento alle espressioni delle arti figurative.
Sappiamo che spesso egli sostava, nella “Chiesa Nuova” – da lui sternuamente voluta e con grandi sacrifici innalzata – nella cappella della Visitazione di Maria, dove già era esposta la tela del Barocci. «Quando nel 1586 la sua pala con la visitazione della Vergine a s. Elisabetta ornò l’altare della cappella, ancora odorosa di calce – scrive uno studioso – si vide subito come la patetica e sorridente dolcezza del Barocci traducesse mirabilmente in pittura la cristiana letizia che san Filippo Neri andava praticando». «Vi si intratteneva volentieri – ricorda il biografo Bacci – piacendogli assai quell’immagine del Barocci» che unisce ad una concezione ancora tardo manieristica i caratteri di essenzialità e di semplicità cari al Neri.
Filippo era fiorentino, ed amava che si sapesse, come G. B. Strozzi testimonia a Nero del Nero in una lettera del 23.12.1595 (conservata nell’Archivio della Congregaziobne dell’Oratorio di Roma [ACOR], A. III. 51, 18): “Sì come egli era fiorentino, così haveva caro che gli altri sapessero ch’ei fusse”. Ma questa sua origine – con ciò che comporta e rende caro Filippo al mondo intero – non mette certo in ombra la forte nota di “romanità” da cui la vita di Filippo è pure segnata, con i sessant’anni vissuti ininterrottamente nell’Urbe, e per scelta personale.
E’ a lui, a “messer Filippo santo” che va il profondo, ammirato ringraziamento per le meraviglie che ancora vediamo in questo stupendo complesso Vallicelliano. E dire grazie a chi lo custodisce, a chi lo restaura e lo rende sempre più agevolmente fruibile è fare, in fondo, ciò che Filippo stesso farebbe.
Lo facciamo, quindi, con piena convinzione.
Edoardo Aldo Cerrato, C.O.
Procuratore Generale
della Confederazione dell’Oratorio