Conferenza all’Oratorio di Roma

La Procura Generale si congratula con l’Oratorio di Roma che ospita oggi nella cornice del Refettorio borrominiano la conferenza di arte e spiritualità “Rapimenti estatici e celestiali visioni: San Filippo Neri e il dibattito sulle immagini”. Relatrice è la Prof.ssa Costanza Barbieri, docente di Storia dell’arte moderna all’Accademia di Belle Arti di Roma. L’appuntamento si inserisce nel programma dei festeggiamenti per il V Centenario della nascita di S. Filippo.

Sermone all’Oratorio di Roma

Il P. Procuratore Generale inaugura il ciclo annuale dei sermoni dell’Oratorio Secolare di Roma trattando il tema: “Cammino di santità sulla via dell’Oratorio: tra gli esponenti più insigni, quelli meno noti”.
 

Riportiamo il testo del sermone.

Gian Maria Vian all’Oratorio di Roma

Partecipando al sermone tenuto dal prof. Gian Maria Vian all’Oratorio di Roma sul tema: «1° luglio 1861: i 150 anni de “L’Osservatore Romano”», il P. Procuratore Generale rivolge al direttore del quotidiano della Santa Sede il saluto dei presenti e ricorda l’amicizia della famiglia Vian con la Congregazione di S. Filippo Neri, un rapporto iniziato dal padre del relatore, prof. Nello Vian, (Vicenza, 28 maggio 1907 – Roma, 18 gennaio 2000), indimenticabile amico dell’Oratorio e benemerito nell’ambito degli studi su S. Filippo Neri e sull’Istituto filippino, a cui si deve, insieme al marchese Giovanni Incisa della Rocchetta, l’edizione critica del Processo canonico di S. Filippo Neri, oltre ad una notevole messe di studi dedicati a san Filippo ed oggi disponibile oggi in San Filippo Neri. Pellegrino sopra la terra (Morcelliana, Brescia, 2004, pp. 304).

Cacciaguerra all’Oratorio di Roma

Il P. Procuratore Generale partecipa al sermone dell’Oratorio Secolare di Roma in cui la dr.ssa M. Teresa Bonadonna Russo presenta “Un nuovo profilo di Bonsignore Cacciaguerra”. Ne diamo una sintesi preventiva – preparata dalla stessa relatrice – in attesa del testo completo steso per la pagina culturale dell’Osservatore Romano.

La pubblicazione (2005) dell’Autobiografia di Bonsignore Cacciaguerra pone il personaggio in una prospettiva del tutto diversa da quella fornita nel secolo XVIII da Giuseppe Marangoni (l’unica conosciuta finora), perché il fine agiografico che si proponeva questo sacerdote di S. Girolamo della Carità stravolge completamente il testo cacciaguerriano. Lo scopo di Bonsignore consisteva infatti nel fornire una testimonianza sincera del percorso che lo aveva condotto dal peccato alla salvazione; ma raccontandone le tappe, finisce col fornire un quadro vivacissimo, e per certi versi inedito, della realtà sociale e religiosa cinquecentesca, che egli visse con l’intensità propria del suo carattere impetuoso e sanguigno.
 

Della sua vita mondana ricorda le sue esperienze di mercante, del suo percorso penitenziale racconta il suo pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostella, del suo magistero sacerdotale sottolinea lo sforzo che gli costò la diffusione della frequenza quotidiana ai sacramenti dell’Eucarestia e della Confessione.
 

Della società di Roma, dove giunse, già sacerdote, nel 1550, conobbe soltanto l’aspetto più miserabile e lo soccorse con la concreta efficienza della sua mentalità mercantile; della sua vita religiosa condivise soprattutto quella della Comunità gerolimina presso piazza Farnese, dove dimorò nei suoi anni romani, e dove conobbe san Filippo Neri. Di S. Girolamo fornisce un quadro del tutto diverso da quello edificante dipinto dal Marangoni, e ancora fortemente invischiato in interessi e vanità mondane. Ai suoi rapporti con san Filippo non accenna mai, anche se la comune residenza a S. Girolamo rese in realtà inevitabile la conoscenza fra i due.

L’opera del Marangoni scaturisce proprio dal desiderio di ricostruire questo rapporto, che egli descrive come una sorta di discepolato del più giovane padre Filippo il quale dalla scuola del più anziano ed esperto Cacciaguerra avrebbe tratto gli spunti su cui costruire la sua azione futura. Certamente la convergenza degli interessi e l’identità del clima spirituale negli anni della loro formazione determinarono alcuni punti di contatto fra i due, di cui il più giovane può anche essere considerato l’erede dell’altro, ma solo nel senso di riconoscere nel Cacciaguerra il seminatore di una messe che san Filippo fece crescere e fruttificare in base a criteri autonomamente rielaborati secondo la propria originalissima personalità nella struttura che si chiamò Oratorio.

M. T. Bonadonna Russo