Omelia di Mons. Cerrato nella S. Messa del V Centenario di S. Filippo

Trasmettiamo l’omelia di S.E.R. Mons. Edoardo Aldo Cerrato CO, vescovo di Ivrea, pronunciata nella chiesa dell’Oratorio di Firenze in occasione dei festeggiamenti per il 500.mo anniversario della nascita di San Filippo Neri.

Omelia nella S. Messa 
Firenze, chiesa dell’Oratorio, 20 Luglio 2015

Carissimi Padri dell’Oratorio e Laici degli Oratori Secolari, venuti a Firenze da tante parti del mondo a festeggiare insieme i cinquecento anni della nascita – che domani ricorre – di san Filippo Neri nostro Padre, sia lodato Gesù Cristo!

Riuniti qui, consapevoli di rappresentare i tanti e tanti che in ogni continente camminano dietro al Signore Gesù seguendo Padre Filippo come maestro e guida, abbiamo accolto con gioia la Parola di Dio risuonata in questa solenne Liturgia di lode: tre parole ne sintetizzano il ricchissimo contenuto: sapienza: il gusto delle cose che ha Dio stesso e che a noi è trasmesso; gioia: quella vera annunciata dall’Apostolo: “il Signore è vicino”; comunione: quella del tralcio innestato sulla vite.

Più che un’omelia, vorrei proporvi un momento di silenzio interiore in cui realizzare quello che uno dei più antichi testi cristiani – la Didaché – suggeriva: “Contemplate ogni giorno il volto dei Santi per trovare riposo nei loro insegnamenti”…

Contempliamo il volto di Filippo:

“Nel suo volto – testimonia un discepolo – si vedeva una chiarezza,come anco nelli occhi, che niun pittore l’ha saputa ritrarre, ancorché molti v’habbino provato” …
Il volto di Filippo fanciullo non ci è tramandato da qualche sicuro ritratto, ma i ricordi che la madre aveva trasmesso a Caterina, e che questa trasmetterà alla propria figlia Elisabetta, delineano di lui un eloquente “ritratto spirituale”: la perfetta obbedienza del piccolo che “sta costì”, quando la mamma glielo chiede; la sua spiccata tendenza a pregare; sua dolcezza e il buon umore; ma anche la proprietà nel vestire: …quella “mantella bella e molto pulita” che egli indossava, i capelli che portava lunghi e ben pettinati, la catenina d’oro portata sopra l’abito… Un bimbo, poi un ragazzo, buono, allegro, devoto, disponibile, bello: “Pippo Bono” fin da allora, in cui la bellezza interiore era manifestava anche nell’aspetto esteriore … 

Per gli anni della giovinezza, della piena maturità e della vecchiaia, le testimonianze ci sono, e concordano nel sottolineare l’amabilità che rende ancor più gradito un volto già di per sé piacevole: “Era di viso allegro – scrive il Bacci – e di bellissime fattezze; haveva gli occhi di color celeste…”; e p. Giovenale Ancina che lo conobbe quando Filippo era ormai anziano, afferma: “Il Padre Filippo è un vecchio bello e pulito, tutto bianco che pare un ermellino; le sue carni sono gentili e verginali, e, se alzando la mano, occorre che la contrapponga al sole, traspare come un alabastro”; “Era tale la purità del Beato Filippo – testimonia Fabrizio de’Massimi – che gli si conosceva anche nel volto e negl’occhi che egli aveva come d’un giovanetto”.

– Filippo Neri:


* cuore ricolmo dello Spirito Santo ricevuto, ancor giovane e laico, nelle Catacombe dei martiri e dei cristiani della prima età;
* orante, non per una fedeltà a pratiche doverose, ma per un’esigenza d’amore che sgorgava da tutte le fibre del suo essere,
* apostolo, da laico e da prete, tanto semplice ed umile quanto incomparabil-mente efficace.
* geniale della genialità che lo Spirito Santo dona a coloro che gli consegnano la vita, in un’offerta totale e piena di fiducioso abbandono,
* pervaso di una amabilità che non è soltanto effetto di felice temperamento naturale, ma carità attinta nell’incontro con Dio,
* gioioso di una gioia che “è – disse parlando di lui il card. Valier, mentre Filippo ancora era in vita e il cardinale pubblicò il suo “Philippus sive de christiana laetitia” – dono di Dio sgorgante dalla buona coscienza, mediante il disprezzo dei beni mondani, unito alla contemplazione delle cose celesti”.
* laico per trentasei anni e sacerdote per i rimanenti quarantaquattro della sua vita, ma sempre “Christifidelis”, appassionato discepolo di quel Maestro di cui diceva: “Chi vuol altro che non sia Cristo, non sa quello che si voglia; chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quel che dimanda; chi fa e non per Cristo, non sa quel che si faccia”.

Le “bellissime fattezze”, la “chiarezza”, la “trasparenza” che i contemporanei ricordano, sono costituite in parte notevole anche da quella allegrezza e giovialità, l’“hilarità” – la gioia di cui ha parlato san Paolo – che tanto sovente gli è attribuita dalle testimonianze del Processo, e che spiega la sua “virtù attrattiva”: “hilarità” frutto di doti naturali, ma ancor più di comunione con Cristo, di amore appassionato per l’Eucarestia, di fuga dal peccato, di virtù seriamente esercitate: l’umiltà, programma della vita ascetica di Filippo (“spernere mundum, spernere nullum, spernere se ipsum, spernere se sperni”); la pazienza: “paziente nelle molte tribolationi, in saper sopportare molti disgusti havuti da diverse persone”; la mansuetudine; la sobrietà in tutto…

…”Vorrei saper da te com’ella è fatta quella rete d’amor che tanti abbraccia” aveva scritto Filippo in un sonetto… Egli lo sapeva perfettamente com’era fatta quella rete d’amor, lui che amava cantare la lauda di Feo Belcari: “Giesù, Giesù, ch’ognun chiami Giesù”… 
La sua hilarità è la semplicità del Vangelo, lo spirito dei “piccoli” a cui appartiene il regno dei cieli, come testimoniò anche l’eretico Paleologo il quale, dopo aver incontrato P. Filippo, domandò, al momento dell’esecuzione in Campo de’ Fiori: “Ubi est ille vir qui loquitur in simplicitate evangelii?”.
 

La pura semplicità del Vangelo, fondamento di tutta la spiritualità di Filippo, rende limpido ed esalta l’umano. È così che, diversamente da altri esponenti della vita devota, dai quali pure accolse utili insegnamenti di vita, Filippo Neri – fiorentino – è sensibile anche alla bellezza che si manifesta nella natura e nell’arte: predilige gli spazi aperti, i colli, le vigne e le “ville” di Roma, dove conduceva con sé i suoi discepoli, a piccoli gruppi, o in comitiva. Filippo ama la musica ed il canto, che ricreano gli animi ed elevano a Dio i cuori negli incontri dell’Oratorio; è attento alle espressioni delle arti figurative… Sappiamo che spesso sostava, alla Chiesa Nuova, ancora tutta bianca di calce, nella cappella della Visitazione, dove lo trovò estatico, seduto “in una sedia bassa”, una donna, che si confessava dal Baronio, ma andava a “baciar le mani del P. Filippo e a riceverne la benedizione”. In quella cappella già era esposta, dal 1586, la tela del Barocci: “Vi si intratteneva volentieri, – ricorda il Bacci – piacendogli assai quell’immagine del Barocci”. “Si vide subito – scrive un critico – come la patetica e sorridente dolcezza del Barocci traducesse mirabilmente in pittura la cristiana letizia che san Filippo Neri andava praticando”.
 

Con la sua “schola di santità et hilarità cristiana” Filippo ha reso la vita spirituale, ritenuta difficile e per pochi privilegiati, “famigliare et domestica […] grata et facile” a persone di ogni condizione e stato, sradicando la convinzione – dice il p. Talpa – che “la vita e gli esercizi spirituali non potessero essere appresi ed esercitati se non da religiosi claustrali, et da quelli pochi secolari che prendevano vita ritirata”. 
 

“Misura, equilibrio, moderazione, ‘aurea e lodevole via di mezzo’ – diceva il p. Agostino Manni – poiché ‘il Beato Padre faceva notare che la natura dell’uomo è così stabilita da Dio da patire negli eccessi e trovarsi a suo agio nella giusta misura’: esalta la ragionevolezza, fa l’apologia del quotidiano, ripudia gli atteggiamenti tortuosi e gli arrovellamenti della coscienza, insegna la trasparenza interiore, guida all’infanzia spirituale”…

Carissimi Fratelli e Sorelle, la sapienza, la gioia, la comunione proclamate dalla Parola di Dio risplendono ai nostri occhi nel volto di Filippo, san Filippo Neri nostro Padre, il fiorentino Filippo divenuto Romano poiché amò Roma, imparò Roma, visse per Roma, convinto che “chi fa bene a Roma fa bene al mondo intero”…

Sia lodato Gesù Cristo!

EDOARDO ALDO CERRATO, C.O.
Vescovo di Ivrea