Festa di S. Luigi Scrosoppi

Nella memoria di San Luigi Scrosoppi (1804-1881), dell’Oratorio di Udine, proponiamo un ritratto biografico del grande sacerdote canonizzato dal Santo Padre Giovanni Paolo II nel 2001 e due pregevoli opere sulla sua vita e spiritualità realizzate da Cristina Siccardi.


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Nato ad Udine il 4 agosto 1804, Luigi Scrosoppi visse gli anni della sua infanzia in famiglia, dove abitava, a causa della soppressione del locale Oratorio, il fratello P. Carlo Filaferro, nato dal precedente matrimonio della madre. Affidato alle cure di Padre Carlo e frequentando la chiesa nella quale ancora officiavano i Padri, pur costretti a sciogliere la Comunità, Luigi crebbe alla scuola di Filippo Neri, e celebrò la Prima Messa il 1 aprile 1827 dando iniziò al suo ministero, oratoriano nell’anima dal momento che non lo poteva essere giuridicamente. Nell’esercizio delle virtù e nel servizio pastorale e caritativo di P. Luigi emerge chiarissima questa dimensione oratoriana, che indusse il giovane prete diocesano a seguire il fratello quando, mutate le situazioni politiche, si potè pensare di ricostituire la Congregazione.

Terminata la vita terrena di P. Carlo senza che la l’opera fosse giunta pienamente ad effetto, P. Luigi impegnò le sue energie e persino i beni di famiglia per realizzare quel sogno di cui era profondamente partecipe, e riuscì a compiere con la sua tenacia ciò che P. Carlo non aveva potuto attuare. La triste condizione politica e storica del secolo XIX portò nell’arco di un decennio alla distruzione, addirittura materiale, della Congregazione che P. Luigi aveva ristabilito con fatiche pari all’amore che nutriva. Ma il discepolo di S. Filippo continuò a considerarsi e a firmarsi “dell’Oratorio” fino al termine della vita, vincendo con la sua appartenenza all’ideale filippino i colpi tremendi che quel secolo diede anche alle Congregazioni oratoriane. Non ne abbandonò l’abito, indossato fino alla fine come una livrea amata, quell’abito stinto e consunto che le sue figlie conservano ad Udine come preziosa reliquia della sua fedeltà all’Oratorio e della sua inesausta carità; e “presbyter Oratorii” fu scritto sulla pietra tombale del Padre, tanto quella qualifica gli era cara e familiare.

L’Oratorio, che vide distrutto dalla violenza di una ideologia che si autoproclamava liberale, gli restò nel cuore, con intatto il suo patrimonio di ideali. E a più di un secolo dalla sua morte, è commovente riflettere sul fatto che il miracolo approvato per la sua canonizzazione proprio a favore di un confratello oratoriano il Beato Luigi lo ha ottenuto.

Alcuni articoli di P. Antonio Cistellini e di Mons. Guglielmo Biasutti, sono di valido aiuto per introdurre nell’argomento chi volesse dedicarsi ad una ricerca più ampia sulla dimensione oratoriana di P. Luigi. Essa certamente porterebbe alla luce ricche vene di spirito oratoriano: quelle che hanno plasmato l’attività pastorale e lo stile apostolico di P. Luigi, il suo modo di rapportarsi con le persone prima ancora che con i loro problemi, un metodo che facilmente riconosciamo “filippino”. “Non è certo difficile – scrisse Cistellini in occasione della beatificazione – ravvisare in lui tratti, modi, indirizzi squisitamente filippini: le copiose relazioni e deposizioni ne sono eloquente testimonianza. Si staglia tra queste la sua dirittura vivace la predilezione per la semplicità e la schiettezza in quanti cura ed avvicina, la candida immacolatezza dell’uomo prestante, dolce e severo insieme, d’intelligenza lucida, anche se non dotata di cultura, amabilissimo. Anche le burle, piacevoli e spontanee, di cui è costellata la giornata tra le sue figlie, sembrano esemplate sull’incomparabile modello del gioioso prete della Chiesa Nuova.

Perfino le umili vicende delle sue prime figlie, agli albori dell’istituto, hanno la grazia e la freschezza di autentici fioretti filippini. Ma è soprattutto nel seguire le linee tipiche della sua spiritualità che si avvertono in P. luigi chiare consonanze con il programma di vita religiosa che P. Filippo commendava ai suoi. Farsi santi, innanzitutto: il fondamento indispensabile, insostituibile, l’umiltà. Non era certamente un monito singolare: ma fu indubbiamente singolare l’insistenza con cui Filippo lo propose e lo ribadì, e la sincerità e la coerenza con cui P. Luigi l’ebbe come norma direttiva per sé e per e per le anime dei suoi . “L’umiltà – sottolineava nei suoi propositi – nello stare, nel parlare, nel domandare”; “L’umiltà e la carità sia manifesta con tutti e in ogni opera: semper mel in ore et mel in corde”. “Sarete presto santa se vi terrete per un bel nulla; se bramerete di essere abbandonata e tenuta in nessun conto; se accetterete dalla mano di Dio tutto ciò che vi accadrà; se non desidererete che di fare la volontà di Dio.”

Emerge in P. Luigi, in modo convincente, la profonda unità di spirito contemplativo e di instancabile impegno nell’esercizio della carità. Anche a questo proposito, P. Cistellini propone una chiara sintesi che meriterebbe di essere sviluppata: “Come il suo fervido Padre Filippo, P. Luigi era uomo tutto immerso ininterrottamente in Dio, pervaso di un amore per Lui bruciante. L’assidua contemplazione del mistero Trinitario e la tenera devozione al mistero dell’Incarnazione; l’intensa partecipazione alla Passione, per cui si sentiva “con Gesù Cristo offerto all’Eterno Padre in sacrificio”; la celebrazione della Messa (così affine a quelle memorabili del suo San Filippo) raccolta, quieta, appassionata, “da serafino”, col seguito dei prolungati silenzi d’adorazione nell’umile cappella e nella sua chiesa oratoriana; la cura per il decoro del tempio (anche questa una tradizione squisitamente filippina), espressa anche in massime illuminanti: “Poveri in casa, ricchi in chiesa”; la devozione calda, dolce, confidente alla Vergine (fu uno dei propugnatori del culto al Cuore Immacolato di Maria proprio nel tempo in cui sorgeva la prima chiesa oratoriana in Londra, dedicata a questo titolo mariano): appaiono come elementi essenziali della sua spiritualità, le linee fisionomiche che ne tratteggiano la figura interiore, modellata e continuamente confrontata su quella del suo padre e maestro Filippo Neri.

E come non avvertire tale perfetta consonanza in quella nota distintiva di P. Luigi che caratterizza e impronta tutto il suo intenso operare e le sue stesse iniziative: l’abbandono gioioso e fiducioso nella divina Provvidenza? “Far tutto bene – diceva – e poi grande confidenza in Dio”; “soffrire tutto allegramente”; “Fare, patire, tacere!” erano le sue massime, i suoi motti abituali, di schietta derivazione filippina anch’essi”. Chi volesse approfondire l’indagine e la riflessione sull’intenso esercizio della carità da parte di San Luigi Scrosoppi, riscontrerebbe caratteristiche che evidenziano la sua profonda adesione alla “scuola” di Padre Filippo.

Tra queste desideriamo sottolinearne una sola, ma fondamentale: il rapporto che P. Luigi instaura con le persone non è puramente funzionale ai loro bisogni materiali o spirituali, ma è innanzitutto un’attenzione alla persona nel suo intrinseco valore, un incontro personale nel quale la persona si sente amata per quello che è, e percepisce un impulso ad essere sempre più autenticamente se stessa . La carità da lui esercitata non risponde ad un programma di attività suggerite da naturale atteggiamento filantropico, ma è l’autentica forma della moralità, la modalità con cui il cristiano vive ogni aspetto ed ogni realtà della vita.

In quanto virtù teologale, ha in Dio la sua fonte, e, più che iniziativa umana, fiorisce come esperienza di un grandissimo Amore accolto dal cristiano nella propria vita e comunicato nel rapporto con il prossimo. Solo chi ha incontrato la Grazia riesce a stabilire con gli altri quel rapporto gratuito, paziente, attivo e costruttivo, che è autentico amore poiché rispetta tutto l’uomo. In questa piena relazione interpersonale, che abbraccia tutta la persona concreta che sta di fronte, Padre Filippo è maestro di incomparabile valore. E la sua “scuola”, umilmente attiva nella semplicità delle comunità che vogliano mantenersi fedeli a tutta l’impostazione trasmessa dal loro Padre, produce frutti di autentica santità, in cui l’umano conosce la sua più alta fioritura.

P. Luigi Scrosoppi, umile filippino dell’Oratorio di Udine, morto nella sua città il 3 aprile del 1881, ne è stupenda testimonianza. La continuano con il loro impegno in Europa, in America Latina, in Africa e in Asia le sue figlie, le “Suore della Provvidenza”, fondate da P. Luigi nel 1845, le quali hanno scritto nel corso della loro storia pagine di stupenda adesione allo spirito ed allo stile del S. Fondatore.

Padre Luigi Scrosoppi. Quando l'umiltà si fa gloria
Servo, fratello e padre