Beato Giovenale Ancina

Celebrando la memoria liturgica in S. Maria in Vallicella, il P. Procuratore Generale mette in risalto l’amicizia del Beato con san Francesco di Sales e sottolinea la devozione che verso entrambi nutrì il prossimo beato John Henry Newman. Sottolinea, in particolare, la dimensione orante del discepolo di Padre Filippo: una preghiera fortemente concentrata che è certamente frutto della Grazia, ma di impegno personale. 

A Saluzzo si riferisce di questa sua concentrazione attraverso il racconto dell’orazione davanti al quadro della Madonna delle Grazie, venerato oggi nella chiesa detta dei Cappuccini. Tale concentrazione non gli consentiva di sentire le ripetute chiamate dell’arcidiacono. Le deposizioni riferiscono di due ore mattutine di meditazione, ogni giorno. Scrive il Bacci: “ L’amore che portava a questo santo esercizio della meditazione, lo faceva per conseguenza amico della solitudine, come che la solitudine è indivisa compagna della contemplazione”.

L’Ancina rispondeva alla Parola di Dio con il raccoglimento abituale, come insegnava anche ai novizi dell’Oratorio: “O figlioli, alzate spesse volte la mente a Dio, perché non v’è gusto al mondo maggiore i questo” (Bacci).  Questa continua unione con Dio veniva percepita e trasfusa alle persone che egli accostava; basti la testimonianza dell’amico san Francesco di Sales: “Confesso ingenuamente che il più delle volte dalle sue lettere, delle quali, per l’amore che mi portava, spesso mi favoriva, sono stato grandemente infiammato all’amore delle virtù cristiane” (Bacci).