Nell’Udienza Generale di mercoledì scorso, 23 febbraio, il Santo Padre Benedetto XVI ha presentato la figura di san Roberto Bellarmino con la riflessione che riportiamo insieme a un contributo di P. Edoardo A. Cerrato sull’amicizia intercorsa tra il Bellarmino e il Baronio.
S. Roberto Bellarmino e il Ven. Baronio
Nella memoria annuale del dottore della Chiesa san Roberto Bellarmino (1542-1621), il Procuratore Generale partecipa alla celebrazione in S. Ignazio dove riposa il corpo del santo.
Creato cardinale da Clemente VIII nel 1599 su istanza del Baronio, san Roberto Bellarmino coltivò per lunghi anni intensi rapporti di collaborazione e di amicizia con il Baronio (Cfr. S. ZEN, Bellarmino e Baronio, in R. DE MAIO-A. BORROMEO – L. GULIA – G. LUTZ – A. MAZZACANE (a cura di), Bellarmino e la Controriforma. Atti del Simposio Internazionale di Studi 1986, Sora, 1990, pp. 277-321), e colse ogni occasione per manifestargli la sua stima.
Piace ricordarne almeno una, davvero singolare: mentre il Baronio, già cardinale, e il Bellarmino, teologo di fiducia del Papa, si trovavano a Ferrara nel 1598 – al seguito di Clemente VIII – interruppero il lungo soggiorno ferrarese per una vacanza e si recarono a Venezia e a Padova; qui si presentarono in incognito ad un insigne letterato, corrispondente del Baronio, Vincenzo Pinelli, il quale, fingendo di non riconoscerli, mostrò nella sua quadreria al Bellarmino il ritratto del Baronio e al Baronio quello del Bellarmino (cfr. Cfr. lettera del Bellarmino al fratello Tommaso, Ferrara 7 settembre 1598, in LE BACHELET, Bellarmin avant son cardinalat (1542-1598). Corresondebce et documents, Paris, 1911, I. 245, p. 422; G. CALENZIO, La vita e gli iscritti del Card. Cesare Baronio, Tipografia Vaticana, 1907, p. 498).
Quando ormai il card. Baronio, all’estremo dei suoi giorni si era fatto portare da Frascati a Roma e attendeva nella Casa Vallicelliana la morte imminente, il Bellarmino accorse al suo capezzale salutandolo con le parole rivolte dal “buon ladrone” a Gesù morente: “Memento mei dum veneris in regno tuo”. Con l’odierna visita all’urna di san Roberto, il Procuratore Generale ha inteso anche esprimere la riconoscenza dell’Oratorio per l’amicizia che legò i due insigni esponenti della Riforma Cattolica, illustrata dalla santità della loro vita e dall’impegno profuso nell’ambito della Teologia e della Storia della Chiesa.