San John Henry Newman

Cenni biografici

John Henry Newman, primo di 6 fratelli, nasce a Londra il 21 febbraio 1801. Il padre, John, era un banchiere mentre la madre, Jemina Foundrinier, discendeva da ugonotti emigrati dalla Francia dopo la revoca dell’Editto di Nantes.

Nel 1808 Newman entra nella scuola di Ealing (in quei tempi fuori Londra) dove ricevette un’educazione elevata e manifestò la sua notevole intelligenza. Il 1816 segnò l’ultimo anno di permanenza a Ealing e contemporaneamente il fallimento della banca del padre. In questo periodo, sotto l’influsso di Walter Maser, pastore calvinista, maturò una fede orientata dai principi protestanti e la convinzione che il Papa fosse l’anticristo.

Nel 1817 entra nel Trinity College di Oxford dove ottenne il titolo accademico di “Bachelor of Arts”. Nel 1822 fu eletto “fellow” dell’Oriel College, ambiente nel quale sviluppò un’amicizia con Edward Bouverie Pusey. Il 13 giugno 1824 viene  ordinato diacono nella Chiesa Anglicana e divenne coadiutore della parrocchia di St. Clement ad Oxford. Il 29 maggio 1825 viene ordinato sacerdote anglicano.

Dal 1826 al 1832, in qualità di tutor nell’Oriel College, si occupa della formazione culturale di molti studenti universitari e fu in stretto contatto con Pusey, John Keble e Hurrel Froude. Il 14 marzo 1828 diventa parroco nella chiesa universitaria di St Mary, dove svolse una intensa attività pastorale, soprattutto mediante la predicazione che riscosse molti consensi, fino al 1843.

Nel 1832 accompagna Froude in un lungo viaggio nell’Europa meridionale, visitando Roma, Malta, Corfù e la Sicilia. In questo viaggio incontrò per la prima volta, nel Collegio Inglese di Roma, Nicholas Wiseman, che diventerà Arcivescovo cattolico di Westminster. Scrive il poema che sarà poi pubblicato nel 1834 con il titolo di “Lyra Apostolica” ed anche il poemetto “Lead, Kindly, Light”, dove esprime la sua fiducia nella Provvidenza che lo avrebbe guidato nella realizzazione di una particolare missione.

Tornato in Inghilterra, ad Oxford, poté ascoltare, era il 14 luglio 1833, il discorso di John Keble “National Apostasy”, sermone che segnò il sorgere dell’Oxford Movement, di cui Newman divenne la figura più rappresentativa.

Dal 1833 al 1841 Newman, Froude, Keble, Pusey e William Palmer pubblicarono “Tracts for the Times”. Dei 90 saggi pubblicati Newman ne scrisse 26, incluso l’ultimo il “Tract 90”, nel quale egli cercò di interpretare i 39 articoli della Chiesa Anglicana in un’ottica cattolica. Ciò gli valse la condanna da parte dell’ “Hebdomadal Board” dell’Università di Oxford e venne sconfessato da 42 vescovi anglicani. Newman rinunciò alla parrocchia universitaria di St. Mary e il 9 aprile 1842 si ritirò con alcuni amici a Littlemore, dove, lavorando alla stesura del celebre “Essay on development of christian Doctrine”, maturò la sua conversione alla Chiesa Cattolica.

Quando nel 1846 Newman si reca a Roma assieme ad alcuni compagni, anch’essi anglicani convertitisi al cattolicesimo, non è ancora sicuro di entrare in un ordine religioso oppure diventare un sacerdote secolare. Nel Memorandum del 1848 Newman scrive che si prese in considerazione il progetto di entrare nell’ordine dei Redentoristi ma alla fine si scelse l’Oratorio di San Filippo Neri.

Newman iniziò a frequentare la Chiesa Nuova e i sacerdoti della comunità. Quando prese la decisione ufficiale di diventare Oratoriano chiese in via formale al Papa di poter fondare un Oratorio a Birmingham e richiese di poter adeguare le Costituzioni dell’Oratorio romano alle necessità presenti in Inghilterra. Nel 1847 Newman assieme a sei compagni inizia il noviziato presso l’abbazia di Santa Croce dove un’ala dell’edificio viene messa a loro disposizione. In quattro mesi vennero studiate le Costituzioni, la spiritualità e le tradizioni dell’Oratorio.

Dopo l’ordinazione sacerdotale, il 2 febbraio 1848, confortato dall’incoraggiamento di Papa Pio IX (Breve “Magna Nobis semper” del 26 novembre 1847), fondò il primo Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra. La prima sede venne stabilita a Maryvale, in seguito la comunità si spostò prima a St. Wilfrid, poi nella Alcester Street a Birmingham e infine, nel 1854, a Edgbaston, una zona residenziale nella periferia della città. Sempre nel 1848 un gruppo di religiosi, guidato da P. Frederick William Faber – che dopo Newman è il più celebre Oratoriano inglese – si trasferisce a Londra dove vengono poste le basi per la fondazione della seconda Congregazione filippina inglese.

Nel 1854 Newman viene nominato rettore dell’Università Cattolica di Dublino, carica che ricopre per quattro anni. Nel 1878, il Trinity College di Oxford lo elesse come suo “first honorary fellow”.

Il 12 maggio 1879, su istanza di Sua Eccellenza Mons. William Ullathorne, Newman fu creato Cardinale da Papa Leone XIII, che in tal modo gli riconobbe “genio e dottrina”. Il neo Cardinale scelse come motto “cor ad cor loquitur”, perché egli non pretese mai di fare qualcosa di grande che fosse ammirato dagli altri, ma di comunicare con la semplicità e la cordialità dell’amico quanto era richiesto dal principio: “prima di tutto la santità”. 

Dopo alcuni anni di crescente debolezza, celebrò la sua ultima Messa in pubblico il giorno di Natale del 1889 e morì nella sua camera a Edgbaston l’11 agosto 1890,dopo aver sperimentato ed offerto con fede tante sofferenze ed incomprensioni, sospetti ed opposizioni, acuite dalla straordinaria sensibilità del suo animo. Per sua volontà sulla tomba venne incisa la frase: “Ex umbris et imaginibus in veritatem”.

Il 22 gennaio 1991 Newman è stato dichiarato Venerabile da Sua Santità Giovanni Paolo II.

Sua Santità Benedetto XVI lo ha proclamato Beato domenica 19 settembre 2010 nel corso della Celebrazione da lui presieduta a Birmingham.

Sua Santità Francesco lo ha proclamato Santo domenica 13 ottobre 2019 nel corso della Celebrazione da lui presieduta a Roma, in piazza San Pietro.


Memoria liturgica

9 ottobre


Profilo spirituale

Definito il Padre “assente” del Concilio Vaticano II durante e dopo le assisi conciliari, il cardinale Newman era una guida sicura – affermò di lui Paolo VI – per tutti coloro che “sono alla ricerca di un preciso orientamento e di una direzione attraverso le incertezze del mondo moderno” ed anticipò riflessioni teologiche ed orientamenti di pensiero che risuonarono abbondantemente nell’ultimo Concilio Ecumenico, tanto da far dire a molti che egli è il moderno “Dottore della Chiesa”.

“In occasione del secondo centenario della nascita del Venerato servo di Dio John Henry Newman – scriveva Giovanni Paolo II nella lettera Pontificia commemorativa dell’anniversario (che segue a quelle che lo stesso Pontefice indirizzò negli anniversari del 1979 e del 1991) – mi unisco volentieri ai Vescovi dell’Inghilterra e del Galles, ai sacerdoti dell’Oratorio di Birmingham e a una schiera di voci in tutto il mondo, nel lodare Dio per il dono del grande Cardinale inglese e per la sua duratura testimonianza”.

“Riflettendo sul misterioso disegno divino che si dispiegava nella sua vita, – continuava il Papa – Newman acquisì un senso profondo e persistente del fatto che «Dio mi ha creato per renderGli un determinato servizio. Mi ha affidato un’opera che non ha affidato a un’altra persona. Io ho la mia missione» (Meditazioni e Devozioni). Quanto appare vero questo pensiero ora che consideriamo la sua lunga vita e l’influenza che continua a esercitare anche dopo la morte!”

“Newman nacque in un’epoca travagliata non solo politicamente e militarmente, ma anche spiritualmente. Le vecchie certezze vacillavano e i credenti si trovavano di fronte alla minaccia del razionalismo da una parte e del fideismo dall’altra. Il razionalismo portò con sé il rifiuto sia dell’autorità sia della trascendenza, mentre il fideismo distolse le persone dalle sfide della storia e dai compiti terreni per generare in loro una dipendenza insana dall’autorità e dal soprannaturale. In quel mondo Newman giunse veramente a una sintesi eccezionale fra fede e ragione che per lui erano “come due ali sulle quali lo spirito umano raggiunge la contemplazione della verità” (cfr. Fides et ratio, Introduzione; cfr. ibidem, n. 74). Fu la contemplazione appassionata della verità a condurlo a un’accettazione liberatoria dell’autorità le cui radici sono in Cristo, e a un senso del soprannaturale che apre la mente e il cuore umani a una vasta gamma di possibilità rivelate in Cristo.”

Non possiamo tralasciare un accenno alla scelta oratoriana che il neo-convertito compie, prima di tornare in Inghilterra con il Breve di Papa Pio IX che istituisce l’Oratorio dando a Newman facoltà di propagarlo in quella Nazione in cui da poco si era ricostituita la Gerarchia Cattolica

Padre Newman amò l’Oratorio che aveva scelto, e sentì profondamente di appartenervi. “Amo un vecchio dal dolce aspetto. – egli scrisse di san Filippo – Lo ravviso nella sua bianca veste, dal suo pronto sorriso, dall’occhio acuto e profondo, dalla parola che infiamma uscendo dal suo labbro quando non è rapito in estasi…”. Suonano significative le parole con cui chiese a Papa Leone XIII un favore, nel momento in cui gli fu offerta la Porpora romana: “Da trent’anni sono vissuto nell’Oratorio, nella pace e nella felicità. Vorrei pregare Vostra Santità di non togliermi a san Filippo, mio padre e patrono, e di lasciarmi morire là dove sono vissuto così a lungo.”

Il fondatore dell’Oratorio inglese, che ben conosceva l’esperienza oratoriana delle origini, si collocava, con tali espressioni, sulla scia dei primi discepoli di Filippo Neri chiamati alla dignità cardinalizia, secondo la tradizione di affezionata appartenenza che caratterizza ancora l’ultimo dei Cardinali oratoriani, padre Giulio Bevilacqua, dell’Oratorio di Brescia, il quale, accettando la Porpora per le insistenze di Paolo VI, chiese ed ottenne dal Papa di poter continuare il suo ministero di Parroco nella comunità oratoriana di Sant’Antonio, alla periferia di Brescia.

Che cosa, in Padre Filippo, affascinò John Henry Newman, e lo spinse a scegliere l’Oratorio come forma e metodo della sua vita sacerdotale nella Chiesa cattolica? Padre Newman lo espresse particolarmente in alcuni splendidi testi: le “Lettere” sulla vocazione oratoriana; i sermoni predicati nella chiesa di Birmingham sulla “missione di san Filippo Neri”; alcune preghiere – e tra queste le preziose “Litaniae” – composte per chiedere all’intercessione del Santo le grazie di cui egli fu singolarmente arricchito.

Ma c’è un aspetto, pensiamo, che sopra ogni altro attrasse Newman e che esprime in armoniosa sintesi tutto il mondo interiore di Padre Filippo: è quello cantato nel primo verso della notissima poesia-preghiera che in italiano rendiamo: “Guidami, luce gentile”. La “gentilezza” di Padre Filippo non è soltanto una dote del suo carattere, ma racchiude la singolare libertà di spirito, tanto cara a Newman, l’amore per una vita di autentica comunità ma normata da leggi di discrezione, il rispetto delle doti di ognuno, la sapiente semplicità che fece della gioia di Filippo “una gioia pensosa”, secondo la bella formula di Goethe.

Newman era stato educato nella Chiesa Anglicana, aveva conosciuto a quindici anni una prima “conversione” spirituale che lo introdusse nel cammino della perfezione evangelica, era diventato sacerdote nella sua Chiesa e parroco di St. Mary, aveva fondato il Movimento di Oxford per lo studio dei Padri della Chiesa e la storia del cristianesimo antico, aveva scoperto nella Chiesa Cattolica la Chiesa di Cristo ed aveva deciso di entrarvi nel 1845 con un passo di enorme coraggio, nel 1847 ricevette a Roma l’ordinazione sacerdotale: una vita vissuta alla luce della coscienza formata, nel calore della preghiera, nell’incessante studio e nell’annuncio apostolico della Verità: “profonda onestà intellettuale, fedeltà alla coscienza ed alla grazia, pietà e zelo sacerdotale, devozione alla Chiesa di Cristo ed amore per la sua dottrina, incondizionata fiducia nella Provvidenza ed assoluta obbedienza al volere di Dio” caratterizzano – scriveva Giovanni Paolo II nella Lettera commemorativa del I centenario dell’elevazione alla sacra Porpora – “il genio di Newman”.

“Rendendo grazie a Dio – conclude la Lettera Pontificia del 2001 – per il dono del venerato John Henry Newman, in occasione dei duecento anni della nascita, preghiamo affinché questa guida certa ed eloquente nella nostra perplessità diventi anche nelle nostre necessità un intercessore potente al cospetto del trono della grazia. Preghiamo affinché la Chiesa proclami presto ufficialmente e pubblicamente la santità esemplare di uno dei campioni più versatili e illustri della spiritualità inglese”.


Bibliografia

CALLEGARI L., Newman. La fede e le sue ragioni, Milano, 2001

CISTELLINI A., Intorno alla vocazione filippina di J. H. Newman, in “Memorie Oratoriane”, 16 (1993), 20-43

GEISSLER H., Conoscere Newman. Introduzione ad alcune opere, Urbaniana University Press, 2002

GIOVANNI PAOLO II, Lettera al Molto Reverendo Arcivescovo di Birmingham, 21 gennaio 2001

MORALE MARIN J., John Henry Newman. La vita, Milano, 1998

MURREY P., Newman the oratorian, Dublin, 1968

NEWMAN J.H., Maria: lettere, sermoni, meditazioni (a cura di Giovanni Velocci), Milano, 1993

NEWMAN J.H., Apologia pro vita sua, trad. italiana di M. Guidacci e G. Velocci, Milano, 1994

NEWMAN J.H., La missione di San Filippo Neri: due sermoni dell’Oratorio tenuti il 15 e il 18 gennaio 1850, Bologna, 1994

NEWMAN J.H., Scritti filosofici (a cura di Michele Marchetto), Bompiani, 2005

VELOCCI G., La preghiera in Newman, Libreria Editrice Vaticana, 2004


Per approfondire