Papa Leone XIV ha annunciato che san John Henry Newman sarà solennemente proclamato Dottore della Chiesa il 1 novembre 2025, solennità di Tutti i Santi. Questo passo rappresenta il culmine del Giubileo del Mondo dell’Educazione nell’Anno Santo a Roma, durante il quale il Papa nominerà Newman, insieme a San Tommaso d’Aquino, anche co-patrono della missione educativa della Chiesa. Il santo fondatore dell’Oratorio di San Filippo Neri in Inghilterra è annoverato tra gli intellettuali e teologi più significativi della modernità. Il suo pensiero rappresenta in modo esemplare l’unione di fede, ragione e formazione.

Le tre condizioni perché un santo della Chiesa Cattolica possa essere venerato come Dottore della Chiesa sono (a) una dottrina eminente (eminens doctrina), (b) una notevole santità della vita e (c) il conferimento del titolo da parte del Papa o di un Concilio Ecumenico legittimamente riunito. Queste caratteristiche, formulate dal cardinale Prospero Lambertini, poi papa Benedetto XIV (1675-1758), rimangono valide fino a oggi. L’eminens doctrina costituisce una condizione centrale e “qualificata” per la proclamazione di un santo come Dottore della Chiesa; essa è, per così dire, l’elemento costitutivo che giustifica tale elevazione.
John Henry Newman fu probabilmente il primo a non aspettarsi che un giorno sarebbe stato venerato come beato, santo o addirittura Dottore della Chiesa. Poco prima della morte, quando qualcuno lo chiamò “santo”, egli rispose con la sua caratteristica umiltà: “Non sono fatto per essere un santo – è brutto dirlo. I santi non sono letterati; non amano i classici, non scrivono racconti. Forse sono buono a modo mio, ma questo non è alto profilo… Mi basta lucidare le scarpe dei santi – se mai san Filippo [Neri] in cielo avesse bisogno del lucido.”
Interessante è anche che Newman, già nel 1874, in una lettera all’ex ministro anglicano James Spencer Northcote, convertitosi e ordinato sacerdote cattolico nel 1855, espresse la sua perplessità per il fatto che nessuna donna fosse mai stata proclamata Dottore della Chiesa: “Non capisco perché mai una donna non sia stata nominata Dottore della Chiesa; poiché, anche se san Paolo dice che ella ‘deve tacere in assemblea’, egli parla dell’insegnamento formale e pubblico, non dei doni soprannaturali e delle grandi opere come in una santa Caterina da Siena.” Solo nel 1970 papa Paolo VI conferì per la prima volta il titolo di Dottore della Chiesa a due donne: le due grandi mistiche Teresa d’Avila e Caterina da Siena.
In che cosa consiste dunque il significato specifico di un Dottore della Chiesa? Un doctor ecclesiae è un uomo o una donna, appartenente al popolo di Dio, di eminente santità e sapienza, la cui dottrina e la cui saggezza non rimasero circoscritte alla propria epoca, ma continuano a offrire fino a oggi orientamento, conoscenza e ispirazione. Egli contribuisce in misura rilevante al progresso della sacra scienza e al perfezionamento della vita ecclesiale. La proclamazione a Dottore della Chiesa è quindi molto più di un semplice titolo onorifico. Essa significa il riconoscimento ufficiale della dottrina di un santo come eminente – come insegnamento che può essere accolto e fecondamente utilizzato con sicurezza da tutto il popolo di Dio.
Tale insegnamento riceve, per mezzo del Magistero supremo della Chiesa, un consenso particolare e viene pertanto definito sana doctrina. La proclamazione di un Dottore della Chiesa è dunque una raccomandazione della Chiesa stessa – in modo speciale per l’insegnamento religioso e teologico.

Nel dibattito teologico, gli argomenti dei Dottori della Chiesa – a differenza di quelli dei Padri – sono generalmente classificati tra quelli dei “teologi”. Al loro consenso dogmatico, in virtù della proclamazione ecclesiale, è attribuito un particolare rilievo. Inoltre, un Dottore della Chiesa riceve nel Calendario Generale Romano una memoria obbligatoria o facoltativa e viene pertanto venerato come tale nella Liturgia della Chiesa universale.
Il santo cardinale John Henry Newman si distingue per l’eccezionale ampiezza e profondità della sua riflessione teologica. La sua influenza si estende a numerosi ambiti della dottrina della fede e della morale, e la sua riflessione sulle sfide della fede conserva una sorprendente attualità fino ai nostri giorni. Scrittore di straordinaria fecondità, Newman ha lasciato un’opera vasta che comprende trattati teologici e prediche, meditazioni spirituali, lettere e diari (oltre 30 volumi!), poesie, preghiere, romanzi e saggi.
Nel suo Angelus del 28 settembre 2025, papa Leone XIV ha sottolineato che John Henry Newman “contribuì in maniera decisiva al rinnovamento della teologia e alla comprensione della dottrina cristiana nel suo sviluppo”. Newman riconobbe che il cristianesimo – come ogni organismo vivente – ha bisogno di tempo per giungere alla sua piena maturità. Nel suo capolavoro An Essay on the Development of Christian Doctrine, scritto nell’anno della sua conversione, mostrò che la dottrina della fede della Chiesa non è una struttura rigida, ma si sviluppa organicamente nel corso della storia. Questo sviluppo non è una deformazione, bensì espressione di vitalità interiore: la verità rimane la stessa, ma la sua forma si approfondisce e si chiarisce nel corso dei secoli. Con ogni generazione si approfondisce la comprensione della fede da parte della Chiesa – così come il santo Dottore Tommaso d’Aquino ebbe una comprensione più profonda della Trinità rispetto ai primi Padri della Chiesa.
Newman pose così le basi per una più profonda comprensione teologica della continuità della fede. Le sue sette “note” o criteri (tra cui, ad esempio, la conservazione della dottrina precedente, ecc.), che singolarmente non permettono un giudizio assolutamente certo, ma considerate nel loro insieme conducono a un giudizio razionale e fondato, devono servire ad aiutare a distinguere gli autentici sviluppi da semplici deviazioni. L’idea che la Chiesa, in epoche e culture diverse, possa trovare nuove forme di espressione della stessa verità divenne una chiave decisiva per il pensiero cattolico moderno – e influenzò in modo determinante, tra l’altro, il Concilio Vaticano II, in particolare la costituzione dogmatica Dei Verbum sulla divina rivelazione (cfr. DV, 8). Il cardinale Joseph Ratzinger definì più tardi la dottrina di Newman sullo sviluppo della dottrina della fede come uno dei “concetti decisivi e fondamentali del cattolicesimo” – essa, affermò Ratzinger, “ha posto nelle nostre mani la chiave per introdurre il pensiero storico nella teologia… per pensare teologicamente in modo storico e così riconoscere l’identità della fede in tutti i suoi sviluppi”.
L’imminente proclamazione di John Henry Newman come trentottesimo Dottore della Chiesa da parte di papa Leone XIV onora non solo l’opera di un pensatore eccezionale, ma anche la perdurante attualità della sua eredità spirituale. In un tempo segnato da incertezze, mutamenti culturali e tensioni teologiche, Newman indica la via verso una fede radicata nella verità e al contempo aperta alle domande del presente. Il suo pensiero è e rimane – nel senso pieno del titolo che gli verrà conferito – un lumen Ecclesiae, una luce per la Chiesa.
P. Paul Bernhard Wodrazka C.O., Vienna

