Padre Cerrato nominato Vescovo di Ivrea

28 luglio 2012
In data odierna
Sua Santità Benedetto XVI
ha nominato 
Vescovo di Ivrea
il Rev.mo P. Edoardo Aldo Cerrato
Procuratore Generale della Confederazione dell’Oratorio
Stet et pascat in fortitudine Tua, Deus,
et in sublimitate nominis Tui


Nell’attesa di comunicare la data della Ordinazione episcopale, il sito della Procura Generale porge a Sua Eccellenza Rev.ma mons. Edoardo Aldo Cerrato, Vescovo eletto di Ivrea, i più fervidi auguri e riporta, dopo i messaggi indirizzati alle Congregazioni dell’Oratorio, agli Amici e alla Diocesi, un profilo del Vescovo eletto e una scheda sulla diocesi a cui è inviato.

PROCURATOR GENERALIS
CONFOEDERATIONIS ORATORII S. PHILIPPI NERII


ADMODUM REVERENDIS PP. PRAEPOSITIS
ET SODALIBUS CONGREGATIONUM ORATORII
NECNON MODERATORIBUS
COMMUNITATUM IN ITINERE FORMATIONIS

Roma, 28 luglio 2012

Carissimi Confratelli,

nel comunicare a Voi per primi la decisione di Sua Santità Benedetto XVI che in data odierna mi ha nominato Vescovo di Ivrea, desidero dirvi che sono nella pace poiché so, coram Deo, di non aver cercato in nessun modo questa nuova responsabilità, ma di averla accettata perché chiamato; e sono anche nella gioia al pensiero che questa nomina è segno della considerazione della Sede Apostolica verso la Confederazione Oratoriana che celebrerà a Roma in settembre il suo Congresso Generale, al quale parteciperò espletando i doveri inerenti al mio ufficio.

Posso dire sinceramente di aver lavorato con entusiasmo per il nostro Istituto lungo gli anni dei tre mandati che da Voi ho ricevuto, e di aver amato la Confederazione con lo stesso amore nutrito per la Congregazione dell’Oratorio di Biella e per quella di Roma di cui sono stato sodale; anche se devo riconoscere, con la medesima sincerità, che vorrei aver fatto meglio e di più.

Ringrazio fraternamente i confratelli che mi hanno sostenuto con la loro leale amicizia e quelli che mi hanno prestato aiuto in diversi ambiti: vorrei citarli per nome, ma mi limito a ringraziare, in particolare, il Rev.mo Padre Delegato della Sede Apostolica per la fiducia che mi ha dimostrato; il mio più stretto collaboratore, Alberto Bianco, segretario della Procura Generale; il curatore del sito ufficiale della Procura, Davide Zeggio.

Prendendo a riferimento della mia azione quanto l’indimenticabile Procuratore Generale P. Edward Griffith esprimeva al termine del suo impegnativo mandato decennale – «la transazione legale diventi spirito e vita» – ho cercato di far sì che la Confederazione crescesse nella considerazione dei confratelli e fosse sempre più percepita come importante sostegno delle singole Congregazioni nella fedeltà all’eredità di Padre Filippo e nell’indispensabile legame di comunione che sta alla base della autentica autonomia riconosciuta dalla Chiesa ad ogni nostra Casa: non sterile isolamento ed equivoco senso di libertà, ma responsabilità di uomini maturi che hanno il compito di edificare la comunità nello spirito e negli insegnamenti di Padre Filippo contenuti nei testi costituzionali, dei primi dei quali celebriamo quest’anno il quattrocentesimo anniversario di approvazione da parte della Sede Apostolica.

Ho avuto la gioia di constatare che da un numero crescente di confratelli si guarda oggi alla Confederazione con affetto e più matura consapevolezza: quella che fa percepire ad alcuni anche la necessità – che pienamente condivido – di adeguarne strutture e funzionamento alla attuale realtà, molto più vasta e complessa rispetto a quella in cui gli Organi confederali, sul nascere dell’Istituzione, furono pensati.

Alla luce di quanto gli Statuti stabiliscono circa i compiti del Procuratore Generale, ho cercato di favorire la convinzione che l’autentico rinnovamento dei singoli e delle comunità si realizza nella fedeltà al carisma della Congregazione come i Romani Pontefici beato Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non hanno mancato di sottolineare con forza nei loro Messaggi ai Congressi Generali del 2000 e del 2006 che ho presieduto.

Convinto che l’amore alla nostra specifica vocazione è espresso, più che da sentimentali proposizioni, dal coraggioso impegno di conoscere autenticamente Padre Filippo e la Congregazione da lui nata, di curare la formazione dei candidati – la più urgente fra le preoccupazioni – e la formazione permanente dei sodali, ho proposto all’attenzione di tutti, seguendo il calendario delle ricorrenze anniversarie, figure insigni di Oratoriani, sempre con l’intento di tener vivo nella nostra Famiglia – in relazione alle concrete circostanze del tempo in cui si vive – l’Ideale che ha reso gloriosa la nostra storia più che quattro volte centenaria.

Giunto a questo punto del cammino, mi sia concesso ancora una volta sottolineare alcuni aspetti che mi paiono fondamentali nella viva tradizione oratoriana.

Nell’ambito della vita spirituale, sorgente dell’efficacia dell’apostolato, il fedele impegno a vivere le virtù che Padre Filippo ha testimoniato con la sua vita e che anche l’«Itinerario spirituale» presenta come autorevole tracciato del nostro cammino.    

Nell’ambito dell’attività pastorale, l’importanza dell’Oratorio Secolare, che, tra le varie iniziative apostoliche della Congregazione, è «prima fra tutte» (Cost. 118); l’importanza del ministero della Confessione e della “direzione spirituale” (o come la si voglia chiamare); l’importanza dell’educazione alla Bellezza, attraverso tutte le iniziative che ne favoriscono la fruizione, prima fra tutte il decoro delle celebrazioni liturgiche; l’importanza di continuare la grande tradizione degli studi, particolarmente nell’ambito delle scienze storiche, caratteristico impegno culturale dell’Oratorio. 

Vi assicuro il mio immutato affetto di confratello sulla «via Oratorii» da cui non si esce anche quando si è sottratti alla sua forma istituzionale, ed auguro ai Sodales delle Congregazioni ed all’intera Famiglia Oratoriana di crescere «in veritate liberi, in caritate servi, in utraque laeti».

† Edoardo
Vescovo eletto di Ivrea


AGLI AMICI
che Dio mi ha dato in Italia e in tante parti del mondo
e di cui Lo ringrazio

Roma, dalla Vallicella, 28 luglio 2012

Carissimi Amici,

quando mi è stato comunicato che il Santo Padre Benedetto XVI  mi aveva scelto per l’Episcopato, il mio pensiero è andato ai giorni che precedettero la mia Ordinazione sacerdotale, quando mi chiedevo perché proprio me il Signore avesse scelto per una missione così sublime, tra tanti miei coetanei sicuramente più degni…

Sapevo la risposta, ma avevo bisogno di ripetermela: Egli sceglie secondo criteri che non sono i nostri; l’atto con cui ci promuove – e ci smuove, spingendoci avanti – è un atto del Suo Amore fedele con il quale Egli offre al chiamato la salvezza che è inviato a portare.

Realisticamente consapevole che anche ora si è verificata la stessa cosa, ho scelto come motto del mio episcopato le parole dell’Apostolo Paolo: «Ille fidelis»: «Dio rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (2 Tim. 2,13).

E’ con questa fiduciosa certezza che intraprendo la nuova via: nuova nel senso che è un nuovo inizio innestato sull’Inizio che ha dato origine a tutto!

Il periodo dell’infanzia e dell’adolescenza mi è stato dato in una famiglia di cui benedico il Signore.

L’anello episcopale che riceverò nella S. Messa di consacrazione fa parte di una storia che è iniziata per me dalle fedi nuziali dei miei genitori. E ogni volta che riceverà il bacio dei fedeli io ricorderò anche il bacio che in questo momento depongo sul Matrimonio di mio padre e di mia madre dai quali ho ricevuto il dono della vita umana e dai quali sono stato portato al Fonte battesimale per ricevere il dono della vita in Cristo! La torre piantata sui colli – che ho posto sul mio stemma – è quella dello stemma antico di San Marzanotto, edificato su un colle dell’Astigiano, dove affondano le radici della mia Famiglia, le radici dell’umanità che mi è stato donato di conoscere e sperimentare e che spero rimanga viva nel nostro popolo.

Il primo periodo, inoltre, è quello che ho vissuto nell’Oratorio di san Filippo Neri, nel quale sono diventato prete e nel quale Padre Filippo mi ha guidato a comprendere ed accogliere le Verità della Fede, la bellezza della vita, lo sguardo cristiano posato sull’uomo e sulla storia: in una parola: Gesù Cristo vivo e presente oggi, con il Quale ad ognuno è possibile l’incontro che cambia la vita. La missione della Chiesa, infatti, è testimoniare che il cristianesimo è un avvenimento che accade oggi, e che l’esperienza cristiana è una Vita – la Vita di Gesù Cristo – che incontra la nostra vita per salvare tutto di noi, fino alla sensibilità, fino all’istante che passa…

Esprimo il mio “Grazie” alla Santa Madre Chiesa nel ringraziamento che rivolgo all’amatissimo Papa Benedetto a cui rinnovo l’attestazione della mia devozione e riconoscenza.

E il mio “Grazie” alle tante le persone che mi hanno accompagnato nel cammino della vita è contenuto – tutto quanto – nel ringraziamento particolare che rivolgo a mia madre e alla mia famiglia d’origine; alle Congregazioni dell’Oratorio di Biella e di Roma, a tutta la Confederazione Oratoriana; a tanti Istituti di Suore e di Religiosi, a diversi monasteri, agli amici appartenenti a Movimenti ecclesiali; agli amici di Biella, di Torino, di Asti, di Roma e di  tanti luoghi dove sono presenti le Comunità dell’Oratorio o dove il Signore mi ha dato di svolgere qualche servizio di apostolato.

E’ un ringraziamento che abbraccia anche i tanti che già hanno udito da Cristo la chiamata a «passare all’altra riva»: uomini e donne che ho incontrato lungo i sentieri della vita, uomini e donne – mio padre, innanzitutto, e quelli che mi sono stati padri nello spirito – che ricordo affettuosamente nella preghiera.

Davanti all’immagine amata di Santa Maria della Vallicella chiedo a Maria di presiedere i primi passi del mio nuovo cammino, e dico alla Madonna, con la preghiera cara a Padre Filippo: «Vergine Madre, Madre Vergine, pregate Gesù per me».

Venerando questa antica icona amata da San Filippo e che ho voluto posta in alto sul mio stemma, mi reco in spirito, come pellegrino, nei cari santuari di Nostra Signora Porta Paradisi di Asti, della Consolata e dell’Ausiliatrice di Torino, della Madonna Bruna di Oropa, della Salus Populi Romani e dico a Maria: Madre della divina Grazia, speranza nostra, mi affido a Te!

Il Signore vi ricompensi, amici, per ogni preghiera che farete per me nel secondo periodo della mia vita affinché esso sia sostenuto dalla Grazia di Dio senza la quale «nihil est in nomine, nihil est innoxium»: nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.

Vi chiedo di unirvi a me nella preghiera che faccio ogni giorno con un bellissimo testo della Liturgia: «Tua nos, quaesumus Domine, gratia semper et praeveniat et sequatur ac bonis operibus iugiter praestet esse intentos»: La Tua Grazia, Signore, sempre ci prevenga e ci accompagni e ci conceda di essere costantemente intenti alle opere buone.

Vi abbraccio uno ad uno e vi benedico.

† Edoardo
Vescovo eletto di Ivrea


ALLA SANTA CHIESA DI CRISTO CHE E’ IN IVREA
AL SUO CLERO, AI RELIGIOSI E AI LAICI

Roma, 28 luglio 2012

Carissimi Amici,

permettetemi di porgervi il primo saluto con questa parola nella quale risuona quella rivolta da Gesù ai suoi discepoli nella Cena in cui ci ha donato l’Eucarestia: “Vi ho chiamato amici […] voi siete miei amici”.

Nella luce di questa altissima parola, sgorgata dal Cuore del Dio che si è fatto uomo perché gli uomini ricevano una vita nuova, intendo il ministero che a vostro favore mi è stato affidato.

Avremo modo di parlarci guardandoci negli occhi. Ma fin d’ora vi dico che cosa porto nel cuore:

– ciò in cui desidero crescere, anche come Vescovo, è la mia amicizia con Gesù Cristo: “l’intima amicizia con Gesù da cui tutto dipende”, come scrive stupendamente il Santo Padre Benedetto XVI nella Premessa al Suo libro “Gesù di Nazaret”;

– ciò a cui tengo maggiormente e che desidero servire è la vostra amicizia con Cristo;

– ciò di cui sono certo è che nell’amicizia personale di ognuno di noi con Cristo crescerà anche la nostra reciproca amicizia di discepoli del Signore, nella quale vedo realizzarsi la paternità che sono mandato ad esercitare nei vostri confronti e la filialità che la Santa Chiesa chiede a voi nei confronti del Vescovo.

Il motivo per cui la Provvidenza ha disposto che ci incontriamo per fare insieme un tratto di cammino è che Gesù Cristo diventi sempre più il centro della nostra vita; che la nostra esistenza sia trasformata dalla Sua gloria che è la Sua presenza amata ed accolta; che a Ivrea sia da noi vissuta la vita nuova che avrà la sua pienezza nella Casa luminosa e bellissima del Padre.

Tutto il resto ha senso solo in questo contesto. Tutto il resto lo vivremo – con l’aiuto di Dio – vivendo questa realtà da cui “tutto dipende”, e vivendola nella comunione con il Vicario di Cristo al Quale esprimo la mia più convinta adesione di fedeltà e di amore filiale.

Con profonda convinzione mi permetto di scrivere anche a voi quanto ho detto, in questa circostanza, ai numerosi amici che Dio mi ha dato e di cui Lo ringrazio: quando mi è stato comunicato che il Santo Padre Benedetto XVI mi aveva scelto per l’Episcopato, il mio pensiero è andato ai giorni che precedettero la mia Ordinazione sacerdotale, quando mi chiedevo perché proprio me il Signore avesse scelto per una missione così sublime, tra tanti miei coetanei sicuramente più degni… Sapevo la risposta, ma avevo bisogno di ripetermela: Egli sceglie secondo criteri che non sono i nostri; l’atto con cui ci promuove – e ci smuove, spingendoci avanti – è un atto del Suo Amore fedele con il quale Egli offre al chiamato la salvezza che è inviato a portare.

Realisticamente consapevole che anche ora si è verificata la stessa cosa, ho scelto come motto del mio episcopato le parole dell’Apostolo Paolo: «Ille fidelis»: «Dio rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (2 Tim. 2,13). E con questa fiduciosa certezza intraprendo la nuova via: nuova nel senso che è un nuovo inizio innestato sull’Inizio che ha dato origine a tutto!

E’ una grande gioia per me constatare che il mio servizio episcopale ha inizio nell’imminenza dell’“Anno della fede” indetto dal Santo Padre con la Lettera Apostolica “Porta fidei”.

In essa leggiamo che tale Anno “è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo”, e troviamo una preziosa indicazione di cammino: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone”.

Vivremo insieme l’Anno della Fede, secondo le indicazioni che ci vengono dal Santo Padre.

Desidero dirvi, infine, che nei giorni scorsi, ancora impegnato a conservare il segreto pontificio, mi sono recato spiritualmente in pellegrinaggio alla Cattedrale e al santuario di N. S. di Monte Stella per affidare alla Vergine Assunta, Madre di Cristo e della Chiesa, a S. Savino, nostro Patrono, ai Santi della nostra terra, in particolare alla Beata Antonia Maria Verna – che da tanti anni venero per il profondo e fraterno rapporto vissuto con le sue Figlie, le Suore dell’Immacolata Concezione di Ivrea – i propositi, le preoccupazioni e le speranze che risuonano in me, ma anche la gioia di questa nuova paternità che sono chiamato a vivere.

Mentre saluto con deferenza Sua Eccellenza mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari ed Amministratore Apostolico della diocesi, Sua Eccellenza mons. Luigi Bettazzi, Vescovo emerito, le Autorità Civili e Militari e tutte le Istituzioni, saluto con affetto tutti voi, carissimi Sacerdoti, Religiosi, Religiose e Laici, e vi chiedo di pregare per me, come io sto facendo per voi in questa chiesa romana – a me cara – di S. Maria in Vallicella, la “Chiesa Nuova” di san Filippo Neri, da dove già vi abbraccio nella celebrazione della Santa Eucarestia con il desiderio di imparare ad esservi utile, pur consapevole che tutti quanti “siamo inutili servi”.

Alle mani di Maria consegno la mia prima Benedizione per voi.

Vostro aff.mo nel Cuore di Cristo

† Edoardo
Vescovo eletto