Memoria di S. Gregorio Barbarigo

Canonizzato dal beato Giovanni XXIII nella basilica Lateranense il 26 maggio 1960, san Gregorio Barbarigo fu cardinale titolare di S. Tommaso in Parione, l’antica chiesa dove san Filippo Neri ricevette gli Ordini minori e l’Ordinazione sacerdotale, e la cui casa dal 1986 è sede della Procura Generale della Confederazione dell’Oratorio. L’Oratorio lo ricorda non solo per questo: il Barbarigo infatti – di cui fu biografo l’oratoriano di Padova Giovanni Chiericato – si iscrive nel numero dei santi che ebbero con l’Oratorio filippino proficui rapporti, studiati da M. Teresa Bonadonna Russo ed affidati al contributo Gregorio Barbarigo e la spiritualità oratoriana: influenze e rapporti pubblicato in Gregorio Barbarigo patrizio veneto, vescovo e cardinale nella tarda controriforma (1625-1697), Atti del Convegno di studi, Padova 7-10 novembre 1996, a cura di L. BILLANOVICH – P. GIOS, Padova 1999, pp. XVII, 1356.
 

Un altro Barbarigo, il servo di Dio Marco Antonio Barbarigo (1640-1706), fu fraterno amico dei Padri della Congregazione di Roma. Da Venezia, dov’era nato, venne a Roma nel 1676, e nel popolare rione di Parione insegnò la dottrina ai poveri e ai fanciulli come già aveva fatto a Padova e a Venezia. Nel giugno 1678 fu consacrato vescovo da san Gregorio Barbarigo in S. Maria in Vallicella, scelta per la grande devozione a san Filippo Neri, e in “Chiesa Nuova”, anche in seguito, quando tornava a Roma «mai tralasciò di celebrare quanto prima la Messa all’altare dove si conserva il corpo del santo».

San Gregorio Barbarigo nacque a Venezia il 16 settembre 1625, in una ricca e influente famiglia di senatori della Serenissima Repubblica. Iniziato alle scienze belliche e naturali, completò la sua formazione civile con un corso di diplomazia e nel 1643 accompagnò l’ambasciatore veneziano Alvise Contarini a Münster per le negoziazioni in preparazione della Pace di Westfalia che pose termine alla Guerra dei Trent’anni. Conobbe in questa circostanza l’arcivescovo Fabio Chigi, nunzio apostolico in Germania e futuro Papa Alessandro VII, presente alle negoziazioni. Tornò a Venezia dopo tre anni e continuò gli studi a Padova dove ottenne, il 25 settembre 1655, il dottorato “in utroque iure”.

Suo desiderio era di diventare religioso, ma fu consigliato di scegliere la vita di prete diocesano e come tale ricevette l’ordinazione sacerdotale il 21 dicembre 1655. 
 

Alessandro VII lo chiamò a Roma l’anno seguente e gli affidò vari incarichi di responsabilità nel Tribunale della Segnatura Apostolica. Quando, nello stesso anno, scoppiò a Roma l’epidemia di peste bubbonica, lo pose a capo della commissione incaricata di portare soccorso agli appestati. Il Barbarigo obbedì, non senza nascondere la paura; degli appestati fu guida, fratello, infermiere, seppellitore, vero padre dei trasteverini. Terminata l’epidemia, il Papa gli offrì il vescovado di Bergamo e il 29 luglio 1657 fu consacrato. Giunto a Bergamo chiese che si desse ai poveri quello che si sarebbe speso nella festa di ricevimento. In seguito vendette tutti i suoi averi e li distribuì ai bisognosi, desideroso di imitare in tutto il grande arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo.
 

Diffuse la stampa religiosa tra il popolo, e raccomandò specialmente gli scritti di S. Francesco di Sales. Di giorno si dedicava ad insegnare il catechismo e di notte passava lunghe ore in preghiera. 
 

Alessandro VII lo creò cardinale il 5 aprile 1660 con il titolo di S. Tommaso in Parione.

Il beato Innocenzo XI lo chiamò e lo trattenne a Roma per tre anni come suo consigliere e gli affidò la supervisione dell’insegnamento cattolico nell’Urbe. Il 24 marzo 1664 lo nominò vescovo di Padova, dove il Barbarigo, continuando lo stile di povertà e di profonda spiritualità vissuto a Bergamo, diede slancio al grande Seminario, stimolò la formazione teologica e biblica e la volle arricchita di sapere classico, di scienza e di familiarità con le lingue; diede ai chierici una ricchissima biblioteca e creò una tipografia anche con caratteri greci e orientali, gettando ponti culturali tra Europa e Asia. Si dedicò personalmente ad organizzare le lezioni di catechismo e ad invitare tutti alla celebrazione della Messa. Visitò le 320 parrocchie della diocesi, includendo le più lontane e difficili da raggiungere. Organizzò i parroci e formò i catechisti. Fondò tipografie per stampare libri religiosi e si interessò in maniera speciale perché i futuri sacerdoti fossero ben formati. Il suo seminario arrivò a essere considerato uno dei migliori d’Europa. 

Morì santamente il 18 giugno 1697 e fu sepolto nella cattedrale di Padova. Beatificato da Clemente XIII il 6 luglio 1761, Giovanni XXIII lo iscrisse nell’albo dei Santi senza omettere, nell’omelia, un lieve, elegante accenno alla lunga attesa: “Noi amiamo felicitarci devotamente con lui scorgendolo elevato dalla Santa Chiesa al posto suo”.