Roma,
22 gennaio 2010
La
Procura Generale apprende con soddisfazione che la Causa di
beatificazione del servo di Dio P. Giulio Castelli, fondatore della
C. O. di Cava de’ Tirreni, ha ripreso il suo iter con la nomina del
nuovo Postulatore da parte del Preposito dell’Oratorio Cavese,
“actor Causae”. La Congregazione delle Cause dei Santi, in data 13
novembre 2009, ha approvato il mandato conferito al Rev. Sac. Ettore
Capra, il quale ha iniziato il suo incarico inviando all’Ecc.mo
Arcivescovo di Amalfi-Cava de’ Tirreni la richiesta di “aprire una
nuova Inchiesta Diocesana limitatamente alla sola fama di santità
del Servo di Dio, a completamento della precedente istruttoria ed a
sanazione delle sue lacune”.
La Causa del sv. di Dio P. Castelli, come è noto, fu aperta il 27
luglio 1927 secondo la normativa, allora vigente, della Sacra
Congregazione dei Riti, che prevedeva la fase del Processo Ordinario
e successivamente di quello Apostolico.
Il Processo ordinario sulla eroicità delle virtù fu depositato
presso la Sacra Congregazione dei Riti nel 1941, ma a questa fase
purtroppo, per le sopravvenute vicende belliche, non fece seguito il
Processo Apostolico. La perdurante fama di santità del Servo di Dio
ha portato molti, anche recentemente, a richiedere la ripresa dei
lavori e la Procura Generale esprime alla Congregazione di Cava e al
R. Postulatore della Causa le più sentite congratulazioni per quanto
si farà in ordine alla glorificazione di colui che, insieme al ven.
Giovambattista Arista, è il vero “padre” della Confederazione
Oratoriana
Dalla lettera del Postulatore all’Ecc.mo Arcivescovo di Amalfi-Cava
de’ Tirreni riportiamo il profilo di P. Castelli.
Padre Giulio Castelli nacque a Torino, quinto dei sette figli di
Innocenzo Castelli e Giuseppina Romano, il 27 giugno 1846. Educato
nell’Oratorio di San Filippo Neri, ne sentì ben presto l’attrattiva,
e a 19 anni entrò nella Congregazione, dove compì i suoi studi
teologici e ricevette, il 13 marzo del 1869, l’ordinazione
sacerdotale.
Fu subito impegnato nella catechesi, nella predicazione e
nell’esercizio delle Confessioni. Educatore impareggiabile, fu
“maestro”, fin da chierico, dei giovani di Congregazione e di molti
altri che più tardi occuparono posti eminenti nella Chiesa e nella
società tra cui si annoverano due signori cardinali e tre prelati
superiori..
L’amore per l’Oratorio lo spinse ad accettare l’invito, nel 1890, di
andare in aiuto alla Congregazione di Roma, che versava in penose
condizioni di povertà materiale e di penuria di soggetti a seguito
delle leggi eversive estese a tutto il Regno d’Italia mentre
avanzava il processo di unità nazionale.
Presso il sepolcro di Padre Filippo, nella “Chiesa Nuova” dei
Romani, P. Castelli continuò con non poco sacrificio la sua
instancabile opera di educazione dei fanciulli e dei giovani, ed
ebbe tra i suoi chierichetti il tredicenne Eugenio Pacelli, il
quale, divenuto Sommo Pontefice, non cessò di ricordare l’antico
“maestro” e ne rievocò con commozione, durante un’udienza, “la
figura alta, gracile, sempre raccolta, tutta umile e con gli occhi
bassi”, per la quale, rallegrandosi del processo di beatificazione,
si augurava di poter essere lui stesso a proclamare la santità.
Innamorato dell’ideale oratoriano e preoccupato della triste
situazione in cui si trovavano a vivere numerose Congregazioni
italiane, P. Castelli, con l’approvazione di Papa Leone XIII,
progettò ed attuò in Roma un Collegio per la formazione di alunni
candidati alla vita oratoriana. Fu un’impresa che gli costò, oltre
ai sacrifici immensi, anche la sofferenza di calunnie da parte di
confratelli che non comprendevano il suo zelo.
Non gli mancarono davvero, soprattutto a partire dal 1895, quando si
prodigò per degne e fruttuose celebrazioni del III centenario
filippiano, le sofferenze più dure, perché originate dalla propria
famiglia, ed egli si vide costretto a lasciare la Casa di Roma,
accettando l’invito del Vescovo di Cava de' Tirreni che gli
proponeva la fondazione di una nuova Congregazione nell’antica
città, sede di un celebre quanto abbandonato santuario mariano.
Giunto a Cava l’ultimo giorno del 1895, P. Castelli iniziò con
rinnovata dedizione la sua attività apostolica di sempre, quella che
gli aveva meritato a Torino e a Roma tanta stima e devozione da
parte di molti. Un alone di santità lo circondava ovunque egli si
recasse ad operare, e non è certamente estranea alla sua ricorrente
decisione il cambiar luogo tale fama di cui l’umiltà profondissima
del Servo di Dio sentiva il peso. Anche a Cava, nella Congregazione
eretta canonicamente il 16 ottobre 1900, il suo apostolato si
esercitò soprattutto tra i poveri e gli ammalati, i chierichetti, i
giovani, i sacerdoti e le religiose. Circondato dalla fama di
santità e salutato come “operatore di miracoli” per alcuni fatti
prodigiosi avvenuti a seguito della sua preghiera, anche da Cava dei
Tirreni P. Castelli si allontanò per qualche tempo, ma vi ritornò
obbedendo all’invito del Vescovo e dei confratelli.
Perfezionò fino all’ultimo la sua vita interiore, sostanziata di
umiltà, di profonda unione con Dio, di preghiera e di
mortificazione. Rifulse per la costante e sincera obbedienza ai
Vescovi con i quali si trovò a lavorare, e per la devozione filiale
al Papa: un amore indefettibile per la Chiesa dentro il quale ardeva
il suo amore per l’Oratorio. Si spense a Cava de’ Tirreni il 21
luglio 1926 ed il suo corpo riposa sotto lo sguardo di Maria, nel
santuario a cui egli ridiede splendore e vitalità.
Già nel primo anniversario della morte iniziò il processo
informativo ordinario per l’introduzione della causa di
beatificazione, che raccolse un numero altissimo di preziose
testimonianze. Nel 1931, in occasione della traslazione della salma
del servo di Dio dal cimitero cittadino al santuario dell’Olmo, i
Prepositi delle Congregazioni italiane si radunarono in Cava, e qui
si presero, all’ombra di Maria e di P. Castelli, importanti
decisioni che determinarono il nascere della Confederazione
dell’Oratorio.
Quell’Incontro dei Prepositi a Cava ed il gesto devoto con cui essi
vollero portare la bara del santo confratello, rendevano giustizia
ad un vero discepolo di San Filippo Neri che ormai contemplava la
storia dal cielo.
La sua tomba è ancor’oggi visitata dal clero e da molti fedeli che
chiedono il suo aiuto e la sua intercessione per le più svariate
necessità della vita e per ottenere la forza di perseverare nella
fedeltà al vangelo ed ai propri doveri di stato.
La canonizzazione di Padre Giulio Castelli contribuirebbe a
mantenere vivo il suo spirito apostolico e servirebbe ancor più di
esempio e modello per molti fedeli e sacerdoti che cercano in un
mondo materialista ed egoista un modo per dare un senso alle proprie
vite.