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Buon Natale!
Roma, 16 dicembre
2011
Il P. Procuratore Generale si unisce
al Rev.mo P. Delegato della Sede Apostolica per la Confederazione
dell’Oratorio nel porgere a tutta la Famiglia Oratoriana i più
fervidi auguri di buon Natale.
In
Nativitate Domini MMXI
«E’ davanti a noi, o Padre, il natale del tuo Figlio» prega la
Chiesa nella liturgia della vigilia di Natale; «ci soccorra nella
nostra indegnità Colui che per la nostra salvezza si è degnato di
abitare tra noi».
«E’ davanti a noi»: non è opera nostra, è un dono, un atto d’amore;
e l’amore commuove, tocca le corde più intime dell’essere umano.
Sentirsi indegni – «ci soccorra nella nostra indegnità» – davanti a
questo amore di Dio, non ci umilia, non ci abbatte, come accade in
molte circostanze della vita.
«Si è degnato di abitare tra noi». E’ venuto per questo, è venuto
per tutti, poiché tutti abbiamo bisogno di questo abbraccio.
Io sono venuto per te – Egli ci dice – per amore tuo mi sono fatto
uomo e ho condiviso tutto di te, ho assunto la tua umanità che ora è
anche la mia. Partecipo dei tuoi problemi e delle tue difficoltà,
come partecipo delle tue gioie. Io solo posso riempire di pace il
tuo cuore mai sazio, il tuo desiderio di felicità che, anche nei
casi migliori, non si realizza mai completamente poiché tu sei fatto
per l’infinito e senti, a volte in modo chiaro, a volte
confusamente, che … per meno di tutto non vale la pena; senti che
hai sempre bisogno di altro, che nulla è mai del tutto sufficiente.
Io sono qui – dice il Dio divenuto Uomo – perché sono l’Altro per il
quale tu sei fatto!
Da più di duemila anni dura questa storia, ed è tutt’altro che
finita.
Come i pastori, anche noi «andiamo fino a Betlemme, vediamo
l’avvenimento che Dio ci ha fatto conoscere».
Questi uomini rudi, che la società del tempo relegava al gradino più
basso, questi uomini intenti a custodire di notte un gregge perché
era il loro lavoro e dovevano farlo, mentre sarebbero stati
volentieri a dormire nelle loro grotte… questi uomini non erano
diversi da Augusto Imperatore – il cui nome risuona, all’inizio
della pagina evangelica, nella notte di Natale – che in quei giorni,
e in quella notte, da Roma, dal palazzo del Palatino, regnava
sull’immenso Impero che comprendeva anche Betlemme, il piccolo
villaggio della Giudea… Anche Augusto, in tutta la sua potenza,
aveva bisogno, come quei pastori, di qualcosa che non aveva, di
qualcuno che gli dicesse: io posso darti la pienezza che non hai e
desideri; io sono qui per te! «Pax in terra hominibus bonae
voluntatis» cantavano gli Angeli in quella notte. E Augusto sulle
sue monete aveva fatto scrivere, qualche anno prima: «Pax in terris»
per celebrare la pace da lui realizzata ponendo fine alle guerre
civili e ad ogni altro conflitto armato nei territori dell’Impero.
Ma egli non era in pace – ce lo dicono gli storici del tempo –
perché la pace che l’uomo vuole nel più profondo di sé non è solo
assenza di guerra: è Altro, senza il quale il cuore umano resta
inquieto e prova la solitudine…
Per questo è nato a Betlemme Cristo Salvatore!
Per questo il Signore ci viene incontro nella semplicità di un
Bambino che, divenuto adulto, stenderà le braccia sul legno della
croce per salvare quei pastori (che lo avevano visto nella grotta, e
chissà se si ricordavano ancora…) e Tiberio Cesare, succeduto ad
Augusto e per tanti anni rifugiato a Capri nell’illusione di fuggire
all’inquietudine fuggendo il palazzo del Palatino da dove regnava
sul mondo!
Gesù Cristo è venuto non per accarezzarci con qualche parola di
conforto (per questo bastavano le religioni e le filosofie!); è
venuto perché Lui solo può imprimere il cambiamento che ha un nome:
la Pace!
Buon Natale!
P. Edoardo Cerrato, C.O.
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